Truffa allo Stato per avere la pensione, poliziotto destituito

Rimini

La pensione anticipata, tanto ricercata, per Mattia Signorile, 57 anni, assistente capo della polizia di Stato, è arrivata seppur con 4 anni di ritardo dal giorno in cui i colleghi lo hanno messo agli arresti domiciliari. A richiederli il pubblico ministero Davide Ercolani nell’inchiesta poi seguita in dibattimento dal Vpo Leonardo Berardi, che ora lo vede a processo per una lunga fila di reati: truffa aggravata ai danni dello Stato, istigazione alla truffa assicurativa, indebito accesso alle banche dati delle forze dell’ordine. Il prefetto Franco Gabrielli, capo della polizia, infatti, ha firmato lo scorso 10 febbraio il decreto di destituzione che gli strappa, a titolo definitivo, la divisa di dosso.

Il caso

In servizio all’aeroporto Fellini, dal 2014 a 2016, Signorile aveva prodotto certificati medici che lo hanno tenuto lontano dal lavoro per un anno e mezzo: esagerava i sintomi della malattia - una vecchia ernia del disco con conseguenti lombosciatalgie e cervico-nevralgie già riconosciute come invalidità permanente - nel tentativo di farsi riformare per motivi di servizio e riuscire così ad andare in pensione prima del tempo. Solo alcuni giorni prima della cattura, aveva presentato l’ennesimo certificato. Mentre era in malattia, però, le indagini avevano accertato che in alcune occasioni l’assistente capo, originario di Bari, si era spostato in macchina (in un caso guidando ininterrottamente per più di cinquecento chilometri), aveva fatto la spesa portando delle buste piene di merci e, addirittura, acquistato del vino in una cantina della zona caricando i fiaschi senza dimostrarsi sofferente. Il danno per l’Erario causato dalle le assenze ingiustificate è stato quantificato dalla procura della Repubblica in 65mila euro.

L’inizio della fine

Signorile, però, era finito nel mirino degli stessi investigatori della Polaria per un altro genere di sospetti legati a certe sue amicizie nel mondo della prostituzione. Una ragazza straniera aveva infatti riferito di aver ricevuto pressioni psicologiche dal poliziotto che l’avevano convinta a versare una ingente somma di denaro al suo sfruttatore. In una occasione il pubblico ufficiale le avrebbe anche mostrato l’arma di ordinanza a scopo intimidatorio. Accuse contestate nell’ordinanza di custodia cautelare, ma poi cadute nel prosieguo dell’inchiesta, puntualizza il suo legale, l’avvocato Enrico Menghi. Nel verificare quei fatti, per la verità lontani nel tempo, l’agente era stato intercettato. Nel periodo in cui le sue conversazioni erano controllate sono emersi così anche i dubbi sul suo reale stato di salute. Sempre ascoltando le sue conversazioni i colleghi avevano anche scoperto che Signorile aveva consigliato a un amico romeno di raccontare una falsa dinamica di un incidente. Quando l’uomo aveva autonomamente organizzato la truffa, l’agente - pur sapendo tutto - aveva omesso di denunciarlo. Il premio dell’assicurazione, spiega l’avvocato Menghi, non è stato mai incassato per cui il reato dovrebbe essere derubricato in tentata truffa. Ieri in udienza sono stati sentiti i testi della difesa. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 4 maggio.

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