Rimini, truffa ai danni dello stato. Sequestrati 600 mila euro

Rimini

I finanzieri del Comando Provinciale di Rimini, coordinati dalla Procura della Repubblica, nell’ulteriore sviluppo del servizio dello scorso febbraio, hanno dato esecuzione nei giorni scorsi ad un sequestro preventivo per oltre 600.000 euro nei confronti di un noto imprenditore riminese operante nel settore turistico-alberghiero, quale profitto del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. L’attività scaturisce dagli accertamenti finalizzati alla ricerca di soggetti che avevano percepito finanziamenti garantiti dallo Stato e gestiti dal Mediocredito centrale. In particolare i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria guidato dal maggiore Roberto Russo, hanno elaborato un sofisticato metodo investigativo avvalendosi dell’informatica operativa per poter selezionare all’interno della platea di oltre 14 mila percettori, le situazioni a più elevato rischio e meritevoli di approfondimento, così da poter concentrare l’attenzione operativa su di essi anziché procedere con controlli a campione.

Tra queste è emersa in particolare una società con sede in Rimini, esercente l’attività di “Alberghi” che aveva ottenuto un finanziamento garantito dallo Stato di circa 600 mila euro per la realizzazione di fabbricati, opere murarie e acquisto di macchinari, impianti ed attrezzature per una struttura ricettiva. Interventi che dovevano essere realizzati entro 9 mesi dall’erogazione ma mai eseguiti, anche perché la società non è neppure risultata proprietaria dell'immobile e neppure del suo contratto d'affitto. Requisito per avere il finanziamento era inoltre la presentazione di un progetto di investimento la cui copertura era al 20% di risorse proprie e 80% dal citato finanziamento. Dalle investigazioni è emerso che la società avrebbe ricevuto le somme necessarie a coprire la quota di sua spettanza, circa 200 mila euro, da due società che ne detenevano la proprietà ma riconducibili allo stesso alveo familiare, salvo poi restituirle ad una delle due società appena ottenuto il finanziamento, spacciando l'operazione come pagamento della vendita di mobilio che, dalla documentazione acquisita, non risulterebbe mai essere avvenuta.

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