Trerè, la tradizione del buon vino di madre in figlio

Nel nome Sangiovese c’è già tutto ciò che serve. Accattivante al punto da diventare il solo vitigno italiano davvero internazionale, ha in sé tutta quella mescolanza di suoni e tradizioni che lo rendono complesso al punto tale da diventare oltremodo interessante. Il “nostro” sangue di Giove, perché a chi abita queste terre piace pensare che l’unione di quelle parole si debba al Monte Giove nei pressi della provincia di Rimini, è per la Romagna uno dei suoi simboli più forti e riconoscibili insieme all’Albana. È partendo da queste considerazioni che si capisce perché, ogni produttore romagnolo, si senta in qualche modo un piccolo-grande custode di una storia che contribuisce a fare della Romagna un luogo di accoglienza per tutto il mondo. Secondo la tradizione popolare, un viandante che voglia capire se si trova in Emilia o in Romagna non deve fare altro che chiedere da bere: fino a quando riceverà dell’acqua sarà in Emilia, quando inizierà a ricevere vino allora sarà giunto in Romagna. E se al colore vogliamo aggiungere un po’ di tradizione dialettale, spesso chiarificatrice delle usanze locali, non c’è da stupirsi se in romagnolo bé (bere) assume il significato di “vino”.

L’azienda

Sulle prime colline di Faenza da sessant’anni c’è un’azienda che attorno al nettare di Bacco ha costruito la sua storia. Si chiama Trerè e il suo fondatore, Valeriano Trerè, pur avendo per tradizione di famiglia sempre lavorato nel settore agricolo, ebbe l’opportunità e soprattutto la volontà di iniziare un’attività in proprio con l’acquisizione dei primi 14 ettari del Podere Saccona. «Mio padre – ricorda la figlia Morena – iniziò a produrre i primi tre vini doc della nostra zona, quindi Albana, Trebbiano e Sangiovese. Nel 1976 dopo i miei studi letterari, il matrimonio e un figlio, quasi per caso decisi di iniziare a interessarmi dell’azienda paterna. Improvvisamente nacque in me una grande passione per la produzione del vino». Valeriano, che non si aspettava di trovare nell’unica figlia quel suo stesso amore per la terra, ne fu talmente felice che decise di affidarle la responsabilità della cantina. Da allora a oggi sono passati tanti anni, ma la passione di Morena è sempre la stessa. «Da qualche anno, poi, è confortata dall’entrata in azienda di mio figlio Massimiliano – dice –. Ora la nostra fattoria, dopo l’acquisizione del Podere Ca’ Lunga e altri tre ettari del podere Saccona, si estende su una superficie di 35 ettari, 31 dei quali coltivati a vite». I vini che vengono prodotti sono tanti e la politica aziendale è mirata costantemente al miglioramento qualitativo, sia degli impianti di vigneto, sia del vino. «Siamo convinti di avere il dovere di curare sempre di più la qualità e l’immagine del nostro prodotto, specialmente ora che anche i vini romagnoli vengono finalmente apprezzati nel mondo».

Vini e mercato

Il vino più conosciuto dell’azienda è sicuramente il Sangiovese di Romagna, che viene proposto anche nella versione riserva, Amarcord d’un ross, e dal 2010 nella versione superiore riserva, Violeo. L’attenzione verso la tradizione prosegue con l’Albana (di cui si trovano cenni storici già al tempo degli Etruschi) sia nella sua versione secca che dolce. In questi ultimi anni, dopo diverse sperimentazioni, in azienda si sono tra l’altro accorti che questa uva esprime il meglio con l’ammuffimento in campo, che permette di ottenere le sue sfumature più particolari.

Grazie anche alla collaborazione con l’enologo Emiliano Falsini del gruppo Matura, e vinificando solo uve di proprietà, Trerè è arrivata a produrre circa 150mila bottiglie all’anno, la metà delle quali destinate al mercato estero: centro e nord Europa, Stati Uniti, Canada, Russia, Giappone, Cina, Singapore, «prediligendo – conclude Morena – una clientela composta da piccoli importatori ed enoteche con le quali si può instaurare un rapporto di collaborazione e di supporto per far conoscere i nostri vini». «Un lavoro esaltante, che ti permette di essere in contatto con il mondo e che allo stesso tempo racchiude in sé storia, tradizione, gioia e amore per la terra».

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