Trent'anni di femminismo nei manifesti Udi

E siamo ancora qui, a parlare di diritti delle donne, di libertà, di scelta: corsi e ricorsi storici? Forse, ma intanto è indispensabile ribadire valori e principi su cui occorre sempre vigilare.

Lo fa con una mostra l’Udi Forlì che fino al 20 febbraio espone all’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea Non prevarranno! 30 anni di femminismo nei manifesti dell’Udi su convegni e manifestazioni tenuti fra il 1960 e il 1997 in difesa di diritti e ruolo delle donne.

Ai manifesti storici se ne affiancano tre realizzati dal Collettivo Monnalisa: il punto di vista di ragazze delle generazioni Y e Z sollecitate in modo particolare (e come stupirsi?) dai temi del lavoro e delle libertà individuali.

«I manifesti ricordano momenti importanti della storia delle donne a Forlì – commenta Brunella Turci, presidente Udi Forlì – come la mostra mercato del libro al femminile del 1987, un appuntamento importante per l’intera città. Altri poi raccontano, anche in maniera dirompente, le rivendicazioni su aborto e divorzio: percorsi difficili, specie il primo, anche all’interno del Pci, perché non piaceva che la scelta definitiva spettasse alla donna».

Eppure, quelle garanzie sono ancora a rischio.

«E paradossalmente la rivendicazione oggi è meno sentita, perché sembra che certe conquiste siano acquisite. Inoltre è venuta meno la vigilanza, mentre ricordo le sollevazioni di un tempo per i consultori, che oggi peraltro sono svuotati delle loro funzioni! Non parliamo di asili nido, spesso un privilegio invece che un diritto, e di molto altro come la campagna contro le Legge 194 delle forze cattoliche più integraliste che continuano a parlare dell’aborto come di un omicidio, e vagheggiano “cimiteri dei feti” come se ignorassero quanto è dolorosa una scelta del genere!».

«La mostra serve infatti anche a ribadire l’importanza e la fatica delle conquiste – interviene Angelamaria Golfarelli che l’ha curata con Marta Magrinelli e Fabrizio Monti –, visto che la stampa si occupa poco di temi del genere se non ci sono notizie eclatanti, e che oggi si cerca di non coinvolgere i cittadini nei processi decisionali, un danno culturale enorme visto che passa l’idea che si possano risolvere i problemi individualmente, anche nella scuola o nel lavoro, e questo chiude le possibilità di comunicare e socializzare temi e difficoltà».

Il materiale in mostra proviene dall’Archivio dell’Udi Forlì.

«Dai 300 manifesti a disposizione – riprende Golfarelli – ne abbiamo selezionati alla fine una trentina in cui l’idea fosse veicolata anche da belle immagini e bei colori. Il Collettivo Monnalisa dal canto suo si è cimentato sui temi che sente più urgenti, l’attacco alla Legge 194, appunto, la tutela del lavoro, e la mancanza di garanzie e di prospettive: un ostacolo a scelte come quella della maternità che in questa società dovrebbe essere un valore oltre che un diritto, e invece di fatto non è sostenuta».

«Pare che il sistema di diritti delle donne si stia sgretolando – conclude Turci –, e che allo stesso tempo nei giovani non ci siano più l’abitudine, la forza, il coraggio di coalizzarsi per mettere in discussione le cose e anche la violenza e l’aggressività imperanti. Questo però è un passo indietro, allontana dal pensiero che si possa cambiare, e fa subentrare la disillusione. Lavorare con le ragazze del Collettivo però ci ha dimostrato che la famigerata contrapposizione fra le generazioni in realtà non esiste, e che si può costruire qualcosa condividendo esperienze per realizzare, insieme, sogni: i nostri, e i loro».

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