Tredozio a lutto per l'ultimo saluto a Lorenzo Dotti

Faenza

Occorre andare nell’alto Appennino a Tredozio per trovare oggi valori veri e genuini di fraternità, vicinanza e totale partecipazione al dolore. E’ qui che ieri pomeriggio tutta la comunità, 1.100 anime, si è stretta forte alla sofferenza della famiglia di Lorenzo Dotti, il ragazzo 15enne deceduto in un incidente venerdì scorso. Venerdì santo. Sono stati molto più degli abitanti coloro che hanno voluto tributargli l’ultimo saluto: i compagni di scuola arrivati da Faenza, dall’istituto Bucci che il giovane frequentava; coloro che, trasferiti, hanno parenti a Tredozio e mantenuto qui solidi legami; i rionali, la squadra del Tredozio Calcio; l’associazionismo al completo; i volontari del Palio dell’uovo, di cui il 15enne faceva parte, palio sospeso per il lutto cittadino.
C’è la sindaca Simona Vietina, con fascia tricolore e gonfalone. Tutti dietro al parroco, don Massimo Monti, appartenente alla stessa comunità, originario di Marradi. Ancora prima delle 15, orario fissato per le esequie, si sono dati appuntamento all’obitorio. E’ qui che i coetanei scrivono frasi a biro sulla bara di legno chiaro, frasi a volte ingenue, ma sature di amore: “grazie per tutte le risate che mi hai fatto passare”, oppure come a voler esorcizzare il dramma “mi raccomando Lori, bevi poco limoncello”. Il corteo funebre raggiunge la chiesa di San Michele, distante oltre un chilometro. Si snoda lungo tutto il paese. Saracinesche chiuse, tapparelle abbassate, bandiere a mezz’asta al municipio. Echeggiano solo i misteri gloriosi della fede alternati ai rintocchi cadenzati delle campane. E’ palpabile la tristezza collettiva.
La basilica di san Michele è troppo piccola, perciò si riempie la piazza antistante alle scuole elementari dove insegna Monia, la mamma di Lorenzo che con il padre Romano e la sorella Giulia non si staccano un attimo dal feretro. Nell’omelia don Massimo fatica a trovare le parole, si commuove, deve interrompere più volte perché la voce si spezza.
«E’ la prima volta – spiega – speravo non mi capitasse mai un simile funerale, invece è successo. Lorenzo è andato a morire nell’orario in cui è morto il Signore, proprio vicino alla chiesa dove era stato battezzato». Fa un pausa, ricorre al Vangelo e fa appello alla fede: «Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio, oggi non c’è un perché, ma c’è la fede che è più forte della salute: è la fede che ci sostiene quando la salute viene meno ed è la fede che ci aiuta a fare il grande passo per la dimora eterna dove ci sono tanti posti. Qui siamo nell’ombra, di là, dove è andato Lorenzo, c’è la luce».
La sindaca lo commemora: «Nessuno potrà lenire il nostro dolore. Vi abbraccio forte con affetto come sindaco, come tredoziese, ma soprattutto come madre». Pochi trattengono le lacrime alle parole della sorella 18enne: «E’ una disgrazia, mi mancherà farti da mammina, mi mancherà sentire la mamma dirti di metterti le ciabatte, e il babbo urlarti di fare presto per via del tuo ritardo cronico. Chi ti conosceva sa bene la bella persona che sei, buona, onesta e sincera, e conoscevano anche la parte divertente di te».
Sempre a piedi il corteo ha poi raggiunto il locale cimitero con un percorso diverso dall’andata. Per oltre due ore la vallata ha vissuto un dolore profondo, come era successo solo oltre vent’anni fa quando in un incidente morirono altri due ragazzi di 18 e 23 anni.

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