Trecentomila api adottate per tutelare la biodiversità

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Il loro merito va molto oltre il miele. Le api, domestiche e selvatiche, sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo. Oggi il 9,2% delle specie di api europee sono minacciate di estinzione, senza di loro molte piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l’impollinazione artificiale. L’urbanizzazione influisce in modo negativo sulla presenza di impollinatori e sull’entità di nettare trasportato. E ora i ricercatori dell’università degli Studi di Milano-Bicocca l’hanno misurato scientificamente: al crescere delle aree cementificate diminuisce la presenza di insetti impollinatori, cala il consumo di nettare rilevato sui fiori analizzati e si appiattisce la ricchezza di specie di piante nel polline trasportato.

«Api, impollinatori e molti altri insetti stanno diminuendo a causa di pratiche agricole non sostenibili, pesticidi, parassiti e agenti patogeni, distruzione dell’habitat e crisi climatica», ha dichiarato il Direttore Generale della FAO QU Dongyu in occasione della Giornata mondiale delle api, lo scorso 20 maggio. «Dobbiamo agire collettivamente per sostenere, ripristinare e migliorare il ruolo delle api, degli impollinatori e dell’apicoltura», ha aggiunto.

Prova a dare il suo contributo alla causa il Gruppo Amadori. L’azienda romagnola leader nel settore avicolo si affida a Beeing, start up cesenate specializzata nella creazione di soluzioni tecnologiche applicate al mondo dell’apicoltura, e adotta 300mila api, che nei prossimi mesi potrebbero diventare fino a 500mila. Allestisce un apiario negli spazi esterni del sito aziendale a Settecrociari di Cesena, con 8 arnie tradizionali e 2 “b-box”, ideate da Beeing e dotate di camino per agevolare la partenza “in quota” degli insetti. Sono inoltre stati installati 2 nidi per bombi selvatici, altra specie di impollinatori in pericolo a causa delle azioni antropiche.

Come location è stato scelto un terreno con ampio spazio aperto, campi coltivati ma anche prati incolti e a sfalcio ridotto, zone piantumate e alberi: un’area lontana dal traffico stradale e con le prime colline a una certa distanza, ideale per il “decollo” e l’“atterraggio” delle api.

Attorno all’apiario sono stati piantati anche cespugli di rosmarino e lavanda, scelti per dare nutrimento alle api, in particolare, nei mesi più freddi.

Presso gli alveari sono stati installati alcuni sensori grazie ai quali sarà monitorato lo stato di salute degli insetti e del miele e, due volte l’anno, sarà rilevata l’eventuale presenza di metalli pesanti nell’aria (piombo, cadmio, cromo e nichel), indicatori di riferimento per conoscere il livello di inquinamento atmosferico attorno alle arnie.

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