Trecento riminese: 6 opere in autunno a Palazzo Buonadrata

Cultura

Rimini. Dal 18 settembre al 7 novembre 2021 Palazzo Buonadrata a Rimini ospiterà la mostra L’oro di Giovanni. Il restauro della Croce di Mercatello e il Trecento riminese promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose A. Marvelli e da Soroptimist Rimini. La mostra e il catalogo sono curati dal Prof. Daniele Benati e dal Prof. Alessandro Giovanardi. Oltre alla maestosa e antica croce della chiesa di San Francesco a Mercatello, unica opera datata e firmata dal capostipite della Scuola Riminese del Trecento, reduce dal restauro di questi mesi e che sarà nuovamente a Rimini dopo 86 anni, altre cinque opere completeranno l’esposizione che avrà ingresso gratuito.

La mostra porrà a confronto le splendide croci di Giovanni presenti sul territorio italiano. All’opera di Mercatello si affiancherà l’importante croce dipinta della chiesa di San Lorenzo a Talamello e il più piccolo crocifisso “Diotallevi” dei Musei Comunali di Rimini, forse proveniente da Sant’Agostino. Altri confronti si potranno avere con la croce sagomata dell’Antiquario Moretti di Firenze, il crocifisso Spina del maestro di Montefiore e la testa di Giuliano da Rimini, questi due ultimi di proprietà della Fondazione stessa e in deposito nei Musei Comunali. 

Alessandro Giovanardi (ISSR ‘Marvelli): “La mostra vuol dischiudere uno sguardo inedito e ravvicinato sull’operato di un maestro, teso tra le innovazioni narrative e “umanistiche” di Giotto, presente a Rimini dalla fine del XIII secolo, e le finezze formali e simboliche della coeva cultura bizantina, dell’età dei Paleologi, nella sua accezione storica, critica e iconologica. Giovanni, pur con un inferiore numero di opere riconosciute, deve essere ritenuto un maestro di qualità non inferiore a Giotto.  I supporti grafici e video permetteranno una visione accurata del suo linguaggio artistico sul tema poetico e sacro della crocefissione, attraverso diversi periodi della sua attività, rilevandone l’evoluzione formale e le soluzioni adottate per esprimere i più riposti significati simbolici e teologici”.

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