Trasformò la Borgata di pescatori nella Perla verde dell’Adriatico

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Con questo articolo interrompiamo le “Pagine di cronaca riccionese dei primi anni del Novecento” che si prefiggevano di celebrare i cento anni di vita del Comune autonomo di Riccione. Di questo delizioso centro abitato abbiamo raccontato ogni settimana, dal 5 aprile 2022 ad oggi, scampoli di quotidianità prima borghigiani e poi cittadini. Una sequela di episodi desunti dalle cronache dei vecchi giornali locali e dai verbali dei Consigli comunali – fonti documentarie reperibili nella emeroteca della Biblioteca Civica Gambalunga e negli Archivi di Stato di Rimini e Riccione – e trasportati sulle colonne del Corriere Romagna senza commenti o giudizi moralistici, dato che lo scopo che ci eravamo proposti fin dall’inizio era di trasmettere al lettore lo spirito del tempo. Con questo intendimento abbiamo compilato quarantasette “Pagine” illustrandole con scorci di cartoline postali d’epoca provenienti dalla raccolta del collezionista e ricercatore Guido Pironi. “Pezzi” brevi e concisi nei contenuti, che trovano più ampia completezza storica nel libro Dall’Internazionale a Giovinezza. Riccione 1919-1929 gli anni della svolta che abbiamo dato alle stampe nel 2009 per i tipi della Panozzo Editore.

Ciò detto, eccoci all’ultima piacevole “fatica”. Il brano – lo diciamo a scanso di equivoci – si discosta dai precedenti dato che sul personaggio che poniamo all’attenzione dei lettore la nostra opinione è espressa con molta chiarezza. Le poche righe che seguono, infatti, sono tutte destinate a Silvio Lombardini, primo sindaco di Riccione, che a parer nostro governò per cinque anni la città con competenza, lungimiranza e amore. Un uomo capace e onesto, che purtroppo non ebbe né in vita, né dopo la morte quel riconoscimento che spetta ai grandi amministratori pubblici. Ignorato dal fascismo e poi anche dall’antifascismo.

Impariamo a conoscerlo. Silvio Lombardini nasce a Santarcangelo di Romagna nel 1866 e dopo gli studi di ragioneria intraprende la carriera di segretario comunale. Tale ufficio lo compie a Montereale, Marradi, Cavarzere e Modigliana. Studioso di diritto amministrativo nel 1901 fonda Lo Stato Civile Italiano, mensile di «dottrina e legislazione, giurisprudenza e pratica» ad uso degli uffici di stato civile e loro funzionari. La rivista, unica nel suo genere, incontra il favore degli addetti ai lavori e ha una diffusione nazionale. Nel 1905 Lombardini tronca la carriera di segretario comunale e si dedica interamente al settore editoriale e alla ricerca scientifica.

Nel gennaio del 1921, ormai esperto editore e opinionista, egli vara La Riviera Romagnola un settimanale che ha come terreno di osservazione la Romagna. Il periodico si batte per il potenziamento turistico del litorale, «fonte di vita, di salute e di ricchezza»; auspica la costituzione della Regione Romagna con i suoi confini naturali che spaziano anche nei territori toscani, emiliani e marchigiani. «Questo foglio – scrive Lombardini nell’editoriale di domenica 12 gennaio – rappresenta una affermazione d’amore e di fede per un migliore avvenire del popolo romagnolo volto alle reali conquiste della civiltà e del lavoro». Dopo appena due anni di vita il giornale raggiunge la tiratura di 2.500 copie. Nel dicembre del 1925, grazie alle leggi liberticide sulla stampa imposte dal regime fascista, La Riviera Romagnola è costretta a soccombere.

Il 2 novembre 1922, quasi in contemporanea con i fatti turbolenti della capitale, Lombardini è chiamato, per la sua cultura giuridico-amministrativa e per la sua rettitudine, a svolgere le funzioni di commissario prefettizio del municipio di Forlì in seguito alla crisi della giunta comunale. Accetta l’incarico, ma dopo pochi mesi si dimette per non fare da paravento agli intrallazzi dei ras locali, affermando in tal senso la propria autonomia di giudizio e di libertà intellettuale.

Tra i protagonisti della “battaglia” per la costituzione del comune autonomo di Riccione, il 4 novembre 1923 Lombardini – che con la famiglia è da anni un assiduo frequentatore del lido soggiornando in un proprio villino nei pressi della spiaggia – è eletto sindaco della città e da quel momento ha nelle mani il destino di Riccione. Con grande abilità e intelligenza dopo aver predisposto le coordinate burocratiche del vivere civile, avvia la città sulla strada della stazione balneare di prim’ordine e in poco tempo la trasforma da umile “Borgata di pescatori” a “Perla verde dell’Adriatico”. Ai riccionesi, che in lui hanno sempre apprezzato l’intraprendenza giuridico-amministrativa e il rigore della vita, trasmette l’orgoglio di appartenere ad una comunità che sa risolvere da sola e a testa alta i propri endemici problemi economici.

Ma poi le cose cambiano. E prendono un’altra piega. La svolta avviene con la riforma delle amministrazioni locali, un provvedimento che abolisce i consigli elettivi e sostituisce il sindaco con il podestà di nomina ministeriale affiancato da una consulta comunale, vale a dire da un organismo che esprime “pareri”, i cui membri sono scelti dal prefetto tra una rosa di candidati indicati dalle associazioni sindacali. Lombardini, che è nelle grazie del popolo riccionese, nel marzo del 1927 è designato primo podestà di Riccione, ma da subito avverte sul proprio operato le interferenze della politica, prova disagio ed entra in contrasto con i caporioni del “direttorio” fascista. E poiché non se la sente di essere trattato alla stregua di un funzionario di partito, alla fine di marzo del 1928 si dimette dalla carica di primo cittadino.

Toglie il “disturbo” in punta di piedi, senza ricevere un briciolo di ringraziamento per il contributo d’ingegno e di sapienza offerto alla città nel momento più critico della sua storia; senza un’espressione di gratitudine, se non altro per aver svolto l’incarico gratuitamente. Riprende le redini della sua azienda, lasciata in mano ai figli, e trascorre gli ultimi anni di vita all’ombra del lavoro e della famiglia.

Le autorità si ricorderanno di lui solo in occasione della morte, avvenuta l’8 maggio del 1935. Ma la presenza al funerale di tanti esponenti delle istituzioni sarà un atto burocratico dovuto alla sua storia limpida di uomo onesto, generoso e colto. Un atto che probabilmente Lombardini avrebbe fatto volentieri a meno.

La sua vita e le sue opere sono immortalate nel volume che abbiamo dato alle stampe nel 2011 per la Panozzo Editore: Silvio Lombardini 1866-1935 Un uomo perbene tra Santarcangelo, Forlì e Riccione.

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