Tra Luna Rossa e i neozelandesi una rivalità che dura da 21 anni

La caccia di Patrizio Bertelli e di Luna Rossa alla Coppa America ha inizio una sera di febbraio del 1997 a Milano. L’amministratore delegato del gruppo Prada (oltre tre miliardi di fatturato) e il progettista argentino German Frers decidono di partecipare alla 30esima America’s Cup. Il 21 aprile lo Yacht Club Punta Ala lancia la sfida al Royal New Zealand Yacht Squadron che è il detentore della Coppa. La situazione è più o meno la stessa di oggi. Anche in questo caso i detentori sono i fortissimi velisti kiwi. Ma in mezzo, in tutti questi anni, è successo di tutto. Nel 2000 Luna Rossa, alla sua prima partecipazione, fa miracoli. Skipper e timoniere è Francesco De Angelis. Max Sirena è un aiuto prodiere. La barca italiana conclude al primo posto la fase eliminatoria dei Round Robin alla quale prendono parte undici barche. Nelle semifinali sono in sei, Luna Rossa è seconda a pari punti con il Team Dennis Conner ma prevale per gli scontri diretti. In finale batte America One di Paul Cayard 5-4 e conquista la Louis Vuitton Cup (il trofeo degli sfidanti). Contro Team New Zealand (Peter Blake e Russell Coutts) però perde 5-0 nella finale. Nel 2003 Luna Rossa viene sconfitta in semifinale di Louis Vuitton Cup da Alinghi che poi andrà a vincere la Coppa. Nel 2007, a Valencia, con Spithill al timone, Luna Rossa viene sconfitta nella finale degli sfidanti da New Zealand. Nel 2013 a San Francisco si regata con i catamarani AC72 Luna Rossa approda alla finale degli sfidanti ma viene sconfitta ancora una volta dai kiwi. Nel 2015 dopo aver lanciato la sfida Prada decide di ritirarsi a causa del cambiamento della regola di classe imposto unilateralmente dal defender. A distanza di 21 anni per Luna Rossa torna la storica occasione. Perché Luna Rossa riuscì ad approdare alla finale di Coppa America al primo tentativo? Cosa mancò per raggiungere lo storico successo? «Quella volta siamo partiti da un team completamente nuovo», ricorda Francesco De Angelis, «perché dopo il Moro di Venezia c’era stata un’edizione di buco, ma con tanto lavoro e l’entusiasmo di un inizio, pur dovendo fronteggiare tanti avversari arrivammo in finale. Cosa c’è mancato? La loro barca era molto più veloce e loro avevano tanta esperienza. Erano i difensori e avevano iniziato molto tempo prima di noi. Se avessimo avuto una barca che camminava di più sarebbe stato più divertente». Un pronostico pe le regate di questi giorni? «Il bello della Coppa è che è una gara e non sai mai cosa succede».

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