Tonelli. Il fenomeno Gabriele Pagliarani

Editoriali

Gli artigiani della famiglia Ferrigno, forse la più rinomata bottega di statuine di San Gregorio Armeno a Napoli, fra Maradona, Berlusconi e Conte, hanno aggiunto Gabriele Pagliarani, titolare del bagno Tiki 26 di Rimini. Questa è la notizia. Un piccolo passo per Rimini, in questi momenti grigi (se non proprio bui), un grande passo per il protagonista. Sì, perché è la consacrazione di anni di dedizione alla causa: diventare il bagnino d’Italia. Oggi Pagliarani incarna esattamente il profilo medio del bagnino: sorridente, ottimista, leggermente pingue ma dai muscoli ancora solidi, un pizzico di sex-appeal, uno slang tipicamente romagnolo che vale più di un biglietto da visita. Lui è lo ‘stereotipo’ del bagnino, detto con il massimo rispetto. E la Tv, principale fabbrica degli ‘stereotipi’, non a caso rincorre Pagliarani come gli antichi romani interrogavano gli aruspici. “Come andrà la stagione?”, “Cosa cerca oggi il turista?”, “Come sarà il tempo la prossima settimana?”, “E le donne?”. Da Vespa a Chiambretti, non c’è trasmissione Tv o giornalista del Tg spedito sulla riviera romagnola, targato Rai, Mediaset o La7, che non lo inviti o non lo intervisti. Lui risponde a tutti in maniera cordiale, da ambasciatore del modello balneare riminese, che vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Anche quando i suoi colleghi piangevano miseria alla fine dello scorso agosto, lui rincuorava: “La clientela ha risposto bene. Perdita del 20-25% rispetto al 2019, ma se avremo un settembre egregio, potremo dire che abbiamo lottato da buoni romagnoli”. Insomma Pagliarani funziona, buca lo schermo, perché “in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica”. Lo scriveva Umberto Eco su Mike Bongiorno, ma lo si può ripetere per Gabriele Pagliarani.
DAL CARTONATO ALL’HARD DISK -
Naturalmente gli altri 229 bagnini della costa riminese sono un po’ invidiosi di tanto successo. E qualcuno lo chiama scherzosamente il ‘telebagnino’. Però non riescono a competere. Anzi i più, fuggono ai giornalisti con il microfono in mano, neanche fossero finanzieri in divisa per fare un’ispezione. Lui intanto si rinnova ed ogni anno inventa un’idea: dalla app che ti aggiorna sulla disponibilità di ombrelloni e sdraio ai percorsi, ai giochi, allo sport, al parcheggio per biciclette. Ma ci sono anche la piscina idromassaggio e una piccola biblioteca. A Natale non poteva mancare il presepe di sabbia (quando si poteva). Senza dimenticare l’ormai celebre cartonato che ritrae Pagliarani in scala naturale, con le braccia nerborute ma senza volto. C’è una pedana dove ogni estate i turisti salgono per infilare la loro testa e finire nell’hard disk di migliaia di cellulari che promuovono Rimini nel mondo. Insomma “scarpe grosse, cervello fino”. Niente male per uno che 33 anni fa, insieme al cugino, abbandonò Santa Giustina per diventare l’icona degli uomini di spiaggia. All’epoca lo chiamavano “il bagnino agricolo” anche per la bizzarra idea di arare la spiaggia per pulirla, neanche dovesse piantare insalata e pomodori. Ma la “pregiata clientela del bagno” evidentemente ha apprezzato l’entusiasmo e la pagina Facebook di Pagliarani lo conferma. Lui, del resto, è già carico per la prossima stagione, all’insegna dello slogan: “Ci stiamo preparando alla grande, come tutti gli anni”. Tornei, gare fra gli ospiti, un aperitivo, una fetta di cocomero e, ogni tanto, balli fino a tarda notte. Parafrasando Humphrey Bogart: “È la riviera romagnola, bellezza! E tu non puoi farci niente!”

*giornalista

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