Tifosi del Cesena aggrediti a Rimini, ore contate per i responsabili

Rimini

RIMINI. Gli investigatori della Digos sono al lavoro per risalire ai responsabili dell’aggressione di domenica sera, 4 agosto, in piazzale Cesare Battisti, ai danni di un quartetto di tifosi cesenati, non appartamenti a gruppi organizzati, che si apprestavano a prendere il treno con le bici al seguito dopo avere assistito alla partita di calcio tra la propria squadra, il Cesena, e il Rimini.

All’agguato ha partecipato una decina di supporter biancorossi, impegnata in una caccia al cesenate, possibilmente isolato e per nulla bellicoso, per le vie della città. In ospedale è finito un cesenaticense di 30 anni, “colpevole” di indossare la maglia del Cesena e di non volerla consegnare ai rivali (è finito in ospedale con dieci giorni di prognosi), ma anche un suo amico che ha cercato di intervenire è stato schiaffeggiato. Grazie alle telecamere di un paio di locali pubblici della zona, e sebbene gli aggressori indossassero dei caschi, i poliziotti sono ottimisti sull’esito dell’indagine. Gli ultrà violenti non rimarranno senza nome, né impuniti: hanno le ore contate.

Tifo violento: pugno di ferro
Ottenuto il via libera del Parlamento, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale diventerà legge il decreto sicurezza bis che prevede, tra l’altro, l’inasprimento delle norme contro il tifo violento come “Daspo” più duro per gli ultras recidivi e maggiore tutela per gli arbitri. Il divieto di accedere negli stadi durante le partite di calcio, o le altre manifestazioni sportive, scatterà per chi viene denunciato per aver preso parte attivamente, incitato o indotto alla violenza, anche all’estero. E il nuovo stop per i recidivi non potrà essere inferiore a cinque anni. Reclusione da sei mesi a cinque anni per chi commette fatti di violenza oppure minaccia gli arbitri e gli altri tecnici che assicurano la regolarità delle manifestazioni sportive.

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