The Pozzoli's Family a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli

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È un teatro per famiglie, quello che prende vita domani 6 agosto alle 21.30 sul palco di Villa Torlonia; nel senso di generato per la sopravvivenza di mamme e papà alle prese con il sorprendente arrivo di pargoletti, creature in formato mignon che stravolgono ogni routine. The Pozzoli’s family, la famiglia divenuta famosa sul web, va oltre le mura, e porta in scena La grande fuga. È un rito collettivo contro il bisogno ossessivo del consenso, di doversi giustificare quando ci si sente inadeguati. Protagonisti sul palco, autori, attori, ideatori del format, sono i milanesi Gianmarco Pozzoli (1971) e Alice Mangione (1984), coppia d’arte incontratasi «frequentando gli stessi palchi in cui si provano testi comici di stand-up prima di presentarli al pubblico». Nella vita sono genitori di Giosuè, 7, e Olivia, 5 anni. Alla scrittura collabora Enrico Ballardini. È una famiglia divenuta popolare sei anni fa, quando Alice ha deciso di raccontarla in modo irriverente sul web, a mo’ di diario quotidiano, mettendo in luce ironicamente le complessità subentrate in famiglia dopo la nascita del primogenito. La pagina è diventata un successo condiviso da mamme e papà che vivevano situazioni analoghe; anche Giosuè e Alice sono stati coinvolti come interpreti.

Ora che i bambini sono cresciuti, Alice e Gianmarco possono tornare sul palco dal vivo, per fare sorridere con uno spettacolo nuovo. Gianmarco Pozzoli attore di tivù e cinema (Tutti gli uomini del deficiente, Benvenuti al nord), sa fare ridere anche con lo slapstick, la mimica facciale (lo si ricorda in spot pubblicitari per Granarolo e Colussi).

Come è nata, Gianmarco la “fuga” della famiglia Pozzoli in teatro?

«Questo spettacolo nasce inconsciamente, pensando alla fuga e alle fughe. A quella di popoli sui barconi, come alla fuga dalla guerra in Ucraina. Non si parla però di questi temi tragici, il nostro è uno spettacolo comico; trae spunto dalla fuga per raccontare la nostra fuga. La fuga dai giudizi degli altri, da un lavoro che non piace, da carichi di responsabilità… questo show è una piccola fuga che desidera farci recuperare serenità».

Come ci riuscite?

«Attraverso un rito collettivo condiviso in cui cerchiamo di buttare fuori ciò che non ci piace, che ci ostacola nell’essere noi stessi. Alice e io percepiamo la sensazione, in tante persone, di non sentirsi all’altezza, di vivere una inadeguatezza interiore che si esprime con l’ossessiva esibizione di farsi accettare con dei like in rete. Vogliamo liberare dalla pretesa di consenso, promuovere una fuga che ci fa sentire più liberi dentro».

Con che tipo di spettacolo convincete il pubblico a seguirvi?

«Con una sorta di teatro canzone basato su sketch, monologhi, gag, canzoni; creiamo così un rito collettivo dove si mandano a quel paese, utilizzando soltanto vocali di parolacce, tutti coloro che, facendoci sentire limitati, ci sollecitano timori che ci fanno rallentare nella vita. Ma lo facciamo con gran divertimento».

Con quali argomenti sollevate la risata?

«Esprimendo sentimenti come genitori, ma anche affrontando la disparità di genere che ancora persiste, nel lavoro come nella considerazione della donna nel mondo, tema questo trattato da Alice. Esaminiamo in chiave ilare la convivenza uomo-donna, i rispettivi ruoli, come muta la relazione della coppia nel tempo e dopo la venuta dei figli. Alice canta pure due pezzi suonando l’ukulele, una ninna nanna per salutare il pubblico e un saluto alla Gigia, la vagina che non si riesce più a vedere quando il pancione cresce in gravidanza, se non attraverso il riflesso del bidet».

La famiglia continuerà a essere il vostro contenitore del futuro?

«Fra i nostri progetti, oltre a partecipare a serie, film, fiction, c’è la volontà di realizzare un nostro film, lo stiamo cominciando a scrivere. Il grande pubblico ci conosce come famiglia e noi non vogliamo deluderlo, ma sarà una storia diversa dalla quella sulla pagina Facebook e Instagram». Euro 17-15

Info: 370 3685093

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