Terzani raccontato per immagini da Lando

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Tiziano Terzani (1938-2004) il viaggiatore, il testimone del tempo, appassionato ricercatore della verità attorno a uomini, guerre, tragedie, profeta della non violenza.

La fine è il mio inizio è il titolo della mostra fotografica a lui dedicata aperta fino al 28 febbraio (ingresso libero) allo spazio espositivo dell’Ufficio decentrato di via Berlinguer 11 a Ravenna.

L’esposizione, realizzata con il patrocinio dell’assessorato al Decentramento, è composta da 40 pannelli fotografici realizzati da Alfredo Lando, reporter di Piangipane, che rende omaggio alla lunga amicizia con il giornalista e scrittore fiorentino, per il quale ha anche realizzato il libro fotografico Le parole altre.

Lando, quale impressione le lasciò l’incontro con Terzani?

«È stato un personaggio di una dimensione veramente bella. Una grande fortuna averlo incontrato, ma sempre col rammarico di averlo perso. Era capace di mettersi a disposizione come pochi, unico anche nel modo di raccontare e presentare i suoi libri, i suoi viaggi, le sua larghissima esperienza di vita e del mondo».

Lei e Andrea Lando siete tornati a casa di Terzani a Firenze anche quando – si legge nella presentazione della mostra – aveva già lasciato il suo corpo: «Ma gli oggetti, i libri che lo avevano ispirato, il posto dove tornava sempre dopo lunghi viaggi era ancora lì, dalla moglie Angela, che permise di ritrarre un mondo privato che sicuramente i suoi lettori riconosceranno».

«Ho potuto perfino tenere, per quattro anni – dice Alfredo Lando – la sua macchina fotografica, che ho voluto poi restituire alla famiglia perché non corresse il rischio di andare perduta: una Leika che fu la base di partenza del suo vivere e del suo modo di essere giornalista che aveva toccato con mani la “verità”, con il suo modo di dire sempre certe cose in un modo che affascinava. Accanto a ognuna delle immagini in mostra ho voluto perciò inserire uno dei suoi aforismi, brevi e incisivi, a cominciare dall’incitamento a “viaggiare come un’arte da praticare con compassione e amore”».

Come ha fotografato Terzani?

«I miei primi scatti fotografici riguardanti Terzani (sempre in bianco e nero) furono durante la presentazione del libro Lettere contro la guerra a Mezzano e a Ravenna nel 2002, e a Piangipane, in mezzo a un circolo di trenta persone sedute in terra. Sono fotografie che lasciano intravedere l’influenza che l’Asia ha avuto su di lui e il suo modo di raccontare del mondo. Ho tenuto anche personali di pittura, ispirandomi a Jackson Pollock, che ho conosciuto direttamente. Ho avuto la fortuna di conoscere molti personaggi che hanno da dire ciascuno nel proprio campo qualcosa di interessante, cantanti, come Zucchero di cui da 18 anni sono il fotografo ufficiale. Per questo sento che la fotografia è un modo di comunicare dialogando soprattutto grazie a quello che si fa, nel mio caso appunto parlando con la fotografia».

«Ben vengano gli artisti per la pace! Ce n’è bisogno di letterati per la pace, di maestri per la pace», disse Terzani in un’intervista del 2002.

«Sì, era pacifista in modo assoluto. La guerra l’aveva toccata con mano ed era anche stato arrestato in Cina, perché con la sua fotografia e i suoi scritti fu sempre a servizio della pace e della verità. L’essenza stessa della fotografia, scrisse in Un altro giro di giostra, è sapere che riuscire “a guardare con gli occhi di un sé, fuori di sé, serve sempre”. Un esercizio che si può imparare».

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