Terza dose dopo Sputnik, i sammarinesi: "Non siamo cavie"

San Marino

Solo incertezze per gli studenti sammarinesi che frequentano università italiane. E va anche peggio per le future matricole che salgono sulle barricate: «Non abbiamo un piano “B”, certe Facoltà non esistono sul Titano». L’ultima goccia è stata la dichiarazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che venerdì, dopo l’incontro con il ministro russo omologo Sergei Lavrov, ha affrontato il tema del farmaco russo Sputnik. Chiarendo che «i cittadini di San Marino per la legge italiana devono fare una terza dose con un vaccino riconosciuto dall'Ema entro il 15 ottobre». Ossia quando scadrà l’esenzione concessa sul green pass del Belpaese. Dire che la notizia sia stata una doccia fredda per l’Antica Repubblica è un eufemismo. Tanto più che era stato il capo della diplomazia russa a sollevare la questione, chiedendo perché a parità di somministrazioni, i sammarinesi non fossero sottoposti a restrizioni, mentre i cittadini russi sì. Ora a segnalare la sua odissea è la studentessa 21enne Veronica che, dopo il diploma preso in un Istituto professionale riminese, vorrebbe frequentare la facoltà di “Scienze della formazione primaria” a Urbino. «Affronterò il test d’ingresso il 17 settembre, conoscendo l’esito solo a fine mese. E già quest’ansia sarebbe sufficiente, ma l’idea di sottopormi a una terza dose di vaccino, per giunta diverso, mi trascina a fondo. Perché ero scettica fin dall’inizio, ma ho aderito alla campagna vaccinale, dando la priorità alla salute di chi mi stava vicino, come i nonni». E aggiunge: «Comunque sia, l’iter si è concluso a maggio e mi sembra presto per una nuova somministrazione». Le uniche certezze? Veronica afferma che non prenderà un appartamento e si sposterà in auto, «nonostante le maggiori spese che questo comporterà».

Tutti in allarme

Preoccupazioni a go go anche per gli amici già iscritti. «Durante il lockdown hanno dovuto pagare comunque l’affitto in Italia, anche se erano blindati sul Titano e sono titubanti a firmare i contratti, non volendo ripetere l’esperienza». Oltre alla tranquilla routine, a saltare per i cittadini del Titano è anche l’Erasmus, «tant’è – spiega– che molti lo stanno rimandando al 2022, con tutte le conseguenze del caso e gli inevitabili rallentamenti nella tabella di marcia». Concludendo Veronica riconosce che non si aspettava una simile partenza, sperando piuttosto di ritrovarsi alle prese solo con scadenze e libri da acquistare. In linea la diciottenne Francesca che affronterà con l’ex compagna delle Superiori lo stesso test d’ingresso a Urbino. «Su cui – nota – non avrò sicurezze fino al 30 agosto, quando usciranno le indicazioni per l’accesso alla prova. Forse dovrò sottopormi a tampone». Se le incognite le suonano come una presa in giro, la terza dose la fa sentire tout court una «cavia». Perciò commenta: «Credevo che l’istruzione fosse un diritto. È dura vedere penalizzati giovani volenterosi e con una passione nella vita». Il peggio è che non la conforta l’ipotesi di lezioni a distanza dopo l’esperienza della Dad, dominata da «problemi di collegamento e fratellini che fanno confusione». E non usa giri di parole per ribadire che «si va all’università per costruirsi un futuro, ma anche per allacciare legami, mentre seguire online fa perdere a qualunque facoltà la sua magia».

Il mix fa paura

Stessa frequenza di pensiero per la 18enne Alessia che il 14 settembre sosterrà l’esame per entrare a “Infermieristica”, mentre se qualcosa dovesse andar storto si iscriverà a “Scienze della nutrizione” a Urbino, «facoltà entrambe mancanti sul Titano». Riguardo alla terza dose teme «effetti negativi sulla media – lunga distanza» e intanto continua a rimandare l’acquisto dell’abbonamento annuale per il bus che «ammonta all’incirca a mille euro». Nel frattempo mentre gli incubi precedono gli esami, il Segretario agli Affari esteri Luca Beccari ha puntualizzato di aver contattato la Farnesina. Che ha confermato «l'impostazione che ha originato la deroga del 15 ottobre. La circolare applicativa – segnala – cui fa riferimento la legge italiana, verrà fatta in collaborazione con le nostre autorità sanitarie, e tra le diverse soluzioni che potranno superare il problema c'è anche l'eventualità di una terza dose, che in ogni caso dovrà essere valutata e decisa nell'ambito di un contesto scientifico. Siamo comunque fiduciosi – termina – la disponibilità da parte italiana è massima».

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