Teodoro Bonci Del Bene al Piccolo di Forlì: l'intervista

“Ecologia” e “crudeltà”: Teodoro Bonci Del Bene, con l’aiutoregista Francesca Gabucci, mette questi temi al centro dello spettacolo “Dati sensibili: new constructive ethics” di Ivan Vyrypaev che l’attore, regista e anche traduttore porta al teatro Il Piccolo di Forlì oggi (ore 21) per la rassegna Teatri d’inverno.

Presentato in prima nazionale a ottobre 2021 a Genova per il G8 project, “Dati sensibili” provoca lo spettatore a una presa di posizione attraverso una paradossale indagine sociologica globale. Le interviste a una psicologa, una biologa e un neurobiologo, tutti interpretati dall’attore seduto al centro della scena, mirano a fare emergere infatti una nuova etica, ipotizzando la distruzione (indolore…) di sette miliardi di persone evolutivamente non sviluppate, “di troppo” su un pianeta in affanno. Ne resterebbe in vita un miliardo: individui aperti, tolleranti, intelligenti, una “società dei migliori”.

«L’attenzione all’ambiente dovrebbe essere al cento dell’agenda di chi governa i Paesi – commenta l’attore, marchigiano di nascita ma riminese di elezione –. Invece nessuno la mette come priorità mentre fra 70 anni, se non ci interverranno scelte radicali e collettive, non esisterà più una civiltà umana».

Catastrofismo?

«No, dati scientifici, e una constatazione banale: l’innalzamento delle temperature globali infatti sta già avendo effetti sul clima. Noi oggi ci facciamo mille domande inutili sui migranti, ma se la temperatura non si abbasserà almeno di un grado e mezzo, avverranno migrazioni di massa. E non basta che a operare sia chi crede in questi dati: i confini umani non fermano i fenomeni!».

Ecco la crudeltà: che può essere anche indifferenza per il destino degli altri?

«Sì, ma il problema di base è lo stesso: facciamo tutti parte di un sistema interconnesso in cui per esempio le scelte di oggi della Russia si rifletteranno, e pesantemente, sui costi della pasta che noi metteremo in tavola fra qualche mese. I “fatti nostri” non esistono: sono tutti fatti collettivi, perché siamo parte, che ci piaccia o no, di una comunità».

Questi i fenomeni: ma le cause?

«È come se non avessimo più paura della morte, anzi come se essa non esistesse più, e vivessimo senza limiti, un atteggiamento pericolosissimo».

Ma il pubblico come reagisce?

«“Dati sensibili” pone domande e spesso alla fine c’è chi vuole parlare con me e discutere del grande quesito che lancio in scena, e che qui non svelo. Ma alcuni oppongono un rifiuto netto o lamentano che in questo spettacolo ci sia poco teatro».

Ed è così?

«Sì, se si pensa che il teatro sia quella scatolina elaborata alla fine del Novecento, rassicurante e dalle forme note, quindi incapaci di sorprendere. Ma se si torna alla funzione sociale e politica del teatro greco, in cui il rito collettivo poneva interrogativi a cui poi il cittadino doveva rispondere nella sua coscienza, beh, questo è teatro nella sua forma originale, che non tranquillizza ma fa da propulsore al pensiero».

Biglietto: € 10-5. Info: 0543 26355

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