Tenuta Santa Lucia, passione autoctoni dal Famoso alla Rebola

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Paride Benedetti ha una vera e propria passione per i vitigni autoctoni. Nella sua Tenuta Santa Lucia, azienda agricola di famiglia di cui ha preso le redini dopo la sua laurea in Agraria a fine anni Ottanta, ha intrapreso un lungo e convinto percorso di valorizzazione delle uve proprie di questo territorio, optando per il biologico da subito, per passare poi alla certificazione biodinamica nel 2017. L’interesse per le varietà a lungo lasciate in disparte, lo ha spinto anche oltre il Savio, dove coltiva anche una Rebola, ossia il tipico grechetto gentile del Riminese. Se Tenuta Santa Lucia ha infatti la sua sede operativa e produttiva sui terrazzamenti argillosi della valle del Savio, in quel di Mercato Saraceno, Paride una decina di anni fa è stato, sia pure da outsider, uno dei primi convinti sostenitori della Rebola.

“Rebolista” di confine

«Proprio perché allora non se ne parlava, così come avevo fatto per il Famoso nel territorio di Mercato Saraceno, mi incuriosii di questa uva che a nessuno sembrava interessare ormai da tempo», spiega lo stesso Paride Benedetti riferendosi al grechetto gentile, quindi un vitigno diffuso non solo in Romagna, ma che nel Riminese aveva una storia produttiva e un carattere particolare. La ricerca e la sperimentazione è infatti il tratto distintivo della sua indole e quindi della sua cantina, biologica da oltre 40 anni, biodinamica dal 2017, con una lunga tradizione anche nelle spumantizzazioni, ovviamente di autoctoni, Famoso e Albana in primis. Le vigne intorno alla cantina sono circa 17 ettari, più 3 di Sangiovese e Albana a Polenta di Bertinoro e appunto la quota di Rebola a Sant’Aquilina nel Riminese. La produzione annua della cantina è di circa 150mila bottiglie. In azienda si compie tutto il ciclo produttivo: dal conferimento delle uve raccolte e pressate, alle fermentazioni in tini prevalentemente di acciaio, ma ne sono presenti anche due troncoconici di rovere solo per il Sangiovese, e da qualche anno anche in tre anfore georgiane per le uve di Albana e Famoso. Sono presenti in sede anche la bottaia, e una sala per il metodo classico dove si procede alla sboccatura, fino alla linea di imbottigliamento.

Famoso and C

«A Mercato Saraceno abbiamo da sempre un biotipo unico di Famoso –spiega Paride Benedetti –, il problema è che a suo tempo, quando una ventina di anni fa si trattava di iscriverlo all’elenco dei vitigni riconosciuti, nessuno ci credeva. Io però lo coltivavo e tenni duro anche di fronte alle multe che dovetti pagare nel momento in cui mi autodenunciai per poterlo mantenere in vigna. Oggi questo vitigno potrebbe caratterizzare la zona di Mercato saraceno e un gruppo di produttori si sta unendo per valorizzarlo». I produttori intenzionati a sdoganarne definitivamente la nomea di uva da taglio per la sua forte componente aromatica, sono Tenuta Casali, che ne rende una versione interessante valorizzando la vena minerale e attenuando quella spiccatamente varietale, in primis insieme a Tenuta Santa Lucia stessa, che lo vinifica in anfora e mantiene salda l’origine anche nell’etichetta del “Famous” il nome in dialetto usato quando il Famoso ancora non era stato riconosciuto. Ci sono poi Cantina Braschi, Castello di Montesasso, Cantina Bartolini che lo vinifica in anfora georgiana.

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