Tentato omicidio al poltronificio a Faenza, il ferito dal gup

Una banale lamentela, niente di più, a causa della quale il collega di lavoro l’avrebbe pugnalato con una raffica di forbiciate. Sarebbe stata questa la causa scatenante del tentato omicidio avvenuto lo scorso 12 gennaio all’interno del poltronificio di via De Crescenzi a Faenza. Lo ha ribadito ieri mattina la vittima, 43enne di origini cinesi, nel corso dell’incidente probatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti. La sua testimonianza, alla presenza del sostituto procuratore Marilù Gattelli, è stata ascoltata anche dal difensore dell’indagato, l’avvocato Guido Pirazzoli, che assiste il 55enne Gao Zhenming, attualmente in carcere.

Il racconto

Secondo quanto raccontato ieri in aula, la discussione sarebbe nata per via di uno spray maleodorante. A detta del 43enne, il collega lo stava utilizzando in modo improprio; aveva pertanto deciso di riferirlo al datore di lavoro. Sarebbe bastato quello a mandare Zhenming in collera, spingendolo a impugnare un paio di forbicioni da sartoria e assalire il “rivale” con diversi colpi. Uno solo avrebbe perforato il giubbotto, centrando il petto all’altezza del cuore; questione di pochi centimetri e probabilmente non sarebbe sopravvissuto. Trasportato all’ospedale Bufalini di Cesena, era fortunatamente stato dimesso pochi giorni dopo.

Parallelamente, il 55enne, arrestato dalla polizia di Stato e interrogato dagli uomini del commissariato manfredo e della Squadra Mobile, aveva a sua volta spiegato il contesto che aveva a suo dire innescato la reazione violenta. In Italia da una ventina d’anni, era giunto a Faenza il 27 settembre dell’anno scorso, finendo per lavorare nel poltronificio di via De Crescenzi. Qui sarebbe stato bersaglio, a suo dire, di episodi di mobbing da parte del collega più giovane; non lo faceva dormire e lo trattava male durante il turno, contestando la sua competenza. La mattina dei fatti avrebbe approfittato di un malessere che lo aveva costretto in bagno per metterlo in cattiva luce verso il datore di lavoro. Per questo lo avrebbe affrontato; ma intimidito dalla prestanza fisica dell’avversario, lo avrebbe aggredito con le forbici da lavoro. Un utensile dello stesso tipo era poi sbucato sotto le lenzuola del letto in cui l’uomo dormiva, negli alloggi ricavati al piano superiore dello stesso stabilimento. Un dettaglio che ha portato la Procura a contestare anche la premeditazione.

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