Tennis, Remondegui: "Romagna terra di talenti"

Il tennis italiano e anche romagnolo esplode, l’effetto Sinner, ma anche l’effetto Musetti stanno trainando il movimento a livelli molto alti e ancora si devono vederne completamente gli effetti a causa della pandemia. Intanto i tornei in programma sono in overbooking, c’è molta richiesta di ore e il padel è un vero e proprio fenomeno di massa. Ne parliamo con uno dei tecnici più affermati, Patricio Remondegui, il coach santarcangiolese di origini argentine che ha cresciuto giocatori del calibro di Igor Gaudi, Antonella e Adriana Serra Zanetti ed ora è responsabile tecnico della Ravenna Tennis Academy, la realtà diretta da Roberto Perticarà al Ct Zavaglia.

Dove nasce questo boom?

«Un grande merito ce l’ha la Federazione sotto il profilo organizzativo, allestendo in Italia tanti tornei internazionali. Ogni settimana nella penisola c’è un Challenger o un torneo Itf, questo ti permette di fare tanta attività internazionale senza uscire dal paese. Ho fatto due conti e ho visto che puoi raggiungere le qualificazioni di uno Slam giocando sempre dentro i confini. È un bel vantaggio, per le spese soprattutto, ma anche per le wild-card che i giovani possono ricevere. Poi la Fit è stata molto importante per la consulenza che ha saputo dare. Anche se i giocatori si allenano con i team privati, hanno sempre la possibilità di avere un aiuto, c’è sempre qualcuno che ti può indicare la strada se hai bisogno. Quindi apporto logistico e di consulenza».

Quindi è stata decisiva la strada internazionale intrapresa dai giocatori e dai loro coach?

«Per me questo ha fatto la differenza, i ragazzi hanno avuto la possibilità di giocare tanti tornei, molti ci hanno provato. Io per esempio sto allenando il bosniaco Nerman Fatic che non ha avuto tanti aiuti, tutto quello che ha raggiunto se l’è conquistato da solo. L’Italia ora fa tendenza, ma non c’è una vera e propria squadra italiana, non c’è uno stile italiano, ognuno gioca in maniera diversa dagli altri».

Parliamo di romagnoli, come giudica la crescita di Lucia Bronzetti?

«È cresciuta con me al Tc Valmarecchia, per il livello che ha è anche un po’ in ritardo, non sta facendo niente di incredibile, ma quello che doveva fare. Ma oltre a lei tutto il movimento crescerà moltissimo, verranno fuori tanti ragazzi, è un bel momento, aumenteranno gli sponsor, sarà più facile avere i tornei e la possibilità di giocare a un certo livello».

E in Romagna come si lavora?

«Si lavora bene, ma si lavorava bene anche prima, da questa terra sono arrivati sempre buoni giocatori, però non sono tantissimi quelli che sono arrivati in fondo, ecco, creare giocatori da top 100 nel mondo è molto difficile».

Quali le qualità per arrivare?

«La maggior qualità è la voglia, la mentalità, quello fa la differenza, nessuno ha un talento così grande da poter arrivare in alto solo con quello, i giocatori determinati sono quelli che hanno le carte migliori».

Come sta andando la sua attività alla Ravenna Academy?

«Stiamo facendo un buon lavoro, con amore, passione, voglia. Proviamo a crescere come Accademia, siamo partiti dall’ottima base lasciata dal maestro Omar Urbinati, vogliamo migliorare la qualità, accompagnare in alto ragazzi come Michele Vianello, Nicole Fossa Huergo, Nerman Fatic, ma serve tempo».

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