Tamin, un anno dopo le coltellate: "Quando sparirà la cicatrice?"

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«Papà, quando questa cosa andrà via?». È la domanda che Tamin, 7 anni, rivolge con più frequenza a papà Mohamed. È un anno oggi che il piccolo si è miracolosamente salvato dalla furia assassina di Duula Somane, clandestino etiope. Nel volgere di una manciata di minuti ha ferito due controllori Start colpevoli d’avergli chiesto il biglietto, due turisti e Tamin a spasso con mamma a papà. Tamin quella domanda la fa soprattutto quando qualcuno che non sa cosa gli è accaduto, con stupore chiede del perché di quella vistosa cicatrice sul collo.

«È la cosa che ripete più spesso - spiega il padre - perché quel segno lo vorrebbe cancellare per sempre. Per fortuna, però, non mi pare gli stia creando particolari problemi. Fisicamente invece ha ancora problemi di postura soprattutto quando resta a lungo davanti alla televisione. Come stiamo io e sua mamma? Ci stiamo riprendendo piano piano anche noi». Un lavoro fatto da soli, fa notare Mohamed con grande serenità e senza alcuna polemica, «perché fino ad oggi il sostegno psicologico a Tamin lo abbiamo dato io e sua madre. Nonostante quello che ci è stato detto, infatti, non abbiamo visto né uno psicologo né gli assistenti sociali. E io non so dove devo rivolgermi per chiedere il loro interessamento».

Chi invece non ha mai dimenticato Tamin sono gli uomini e le donne della Polizia di Rimini, «persone meravigliose», tiene a sottolineare il papà: «Anche ieri (venerdì, ndr) Pasquale e Giuliano, due poliziotti di Rimini e Bologna, sono venuti a trovarlo come fatto pure a Natale. Questa volta gli hanno portato lo zaino nuovo: il 15 settembre anche lui ritorna in classe». Entusiasta Tamin del dono e della prospettiva di iniziare il suo secondo anno sui banchi di scuola: «Sì, sono molto molto contento».

Il procedimento penale

In classe ci entrerà due giorni dopo che Duula Somane sarà comparso davanti al Gup Raffaella Ceccarelli. Udienza preliminare che servirà alla giudice per assegnare una nuova consulenza sul grado di pericolosità sociale dell’accoltellatore. Il giovane che è difeso di fiducia dall’avvocato Maria Rivieccio, venerdì scorso è stato trasferito dal carcere di Reggio Emilia alla Rems (Residenza per le misure di sicurezze) di Bologna. Trasferimento reso possibile dalla prima perizia fatta dal professor Renato Ariatti su richiesta del Pm Davide Ercolani titolare dell’inchiesta. Nell’esame ha definito il richiedente asilo «affetto da schizofrenia paranoide» incapace di intendere e di volere quando accoltellò le cinque vittime. «Una persona socialmente pericolosa», da collocare «in una struttura di detenzione per chi, come lui, è affetto da disturbi psichiatrici, affinché possa continuare le cure in un regime di sicurezza».

Curiosità. Potrebbe essere un problema tradurre all’indagato cosa accadrà durante l’udienza: pare infatti che il Tribunale non abbia rintracciato un interprete madrelingua.

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