Takoua Ben Mohamed a "Mare di libri"

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Classe 1991, originaria della Tunisia ma dagli otto anni in Italia per raggiungere il padre, esiliato politico, Takoua Ben Mohamed è giornalista e fumettista, e da tempo si occupa di temi politici e sociali, dalla primavera araba alla violazione dei diritti umani fino a toccare il ruolo delle donne nella rivoluzione.

Nel suo recentissimo “Il mio migliore amico è fascista” (Rizzoli), graphic novel pensato per il target +10, affronta il tema dell’inclusione, del contatto con l’altro, e lo fa attraverso il personalissimo racconto del suo passato scolastico, narrato a partire dall’incontro con Marco, compagno di classe che «dice di essere fascista ma porta la maglietta con la svastica».

La scrittrice, unica musulmana in una classe della periferia romana, affronta inizialmente la quotidianità scolastica trincerandosi dietro una linea, tracciata con il righello da entrambi i compagni e posta a dividere il banco in due parti, ma lentamente la giovane Takoua decostruirà quel muro e scoprirà il senso vero del dibattito e del confronto, attraverso la consapevolezza di quanto l’amicizia possa rivelarsi più forte di ogni supposta differenza.

Il suo ultimo lavoro è autobiografico: racconta dell’arrivo in Italia, del doloroso trasferimento dal piccolo e protetto contesto di Valmontone dove vi sentivate una “grande famiglia” alla gigantesca e spaesante area urbana romana, dei pregiudizi che ha dovuto affrontare. Da dove nasce?

«Tutta la mia produzione è orientata nella stessa direzione. A dieci anni facevo già volontariato insieme ai miei genitori, attivisti ed esiliati, e partecipavo a manifestazioni per i diritti umani, e poi, a casa, sentivo l’esigenza di trasporre in fumetti le mie esperienze e le storie che avevo ascoltato e che poi hanno iniziato a confluire nelle prime pubblicazioni su libri per università e web magazine a partire dai miei 14 anni. L’amore che nutro nei confronti del “fumetto impegnato” è così confluito anche in quest’ultimo lavoro, che racconta tantissimo di me e della mia crescita».

Dopo l’11 settembre 2011 si è assistito a una ondata di xenofobia, che ha portato le persone a scoprire l’Islam e a vederlo con un misto di curiosità e diffidenza. Come ha vissuto tutto questo?

«Dopo l’attentato, volevo comprendere da dove nascesse la diffidenza nei confronti della mia famiglia, del velo delle mie sorelle e di mia madre (quel velo che ho deciso anche io di indossare, nonostante la preoccupata e iniziale perplessità dei miei genitori), avevo necessità di sperimentare sulla mia pelle – proprio io che venivo sempre scelta non a caso per il giorno della commemorazione dell’attentato alle Torri Gemelle – il significato di parole quali “talebano”, “terrorista”, “immigrato”, che per me erano solo categorizzazioni lontane. A scuola, e proprio grazie a Marco, ho trovato risposte fondamentali mentre cercavo di costruire la mia identità culturale e ho compreso il vero senso del dibattito, che può avvenire solo se entrambe le parti si mettono in discussione, perché non conta essere d’accordo quanto piuttosto capire il punto di vista altrui: solo così ci si può realmente confrontare, si può crescere e diventare migliori. Ed è qui che risiede il senso di “Il mio migliore amico è fascista”».

Ha scelto il fumetto per affrontare temi complessi quali il razzismo, i pregiudizi, gli stereotipi, il ruolo della scuola e il bullismo.

«Il fumetto “impegnato”, che sempre più si sta diffondendo in ambito scolastico e accademico, ha un grande potenziale: innanzitutto perché riesce a raggiungere un target di fruitori assai ampio, ma anche per la sua innata capacità di rendere accessibili anche ai lettori più giovani o meno preparati tematiche complesse e delicate, fornendo spunti che possono essere successivamente approfonditi. Il linguaggio del fumetto mi è stato anche utilissimo in passato, per raccontare ad esempio le terribili dinamiche che si celano dietro il traffico di essere umani in Cambogia e Thailandia, dove sono andata come reporter per poi redigere un fumetto che ne descrivesse gli orrori».

Oggi interverrà a “Mare di libri” (ore 18 cinema Fulgor) e affronterà il tema dell’inclusione, attraverso la riflessione sulla paura della diversità, sul razzismo e sui pregiudizi.

«Durante il lockdown ho evitato spessissimo le presentazioni online perché mancava il contatto diretto con i lettori, elemento di cui invece potrò godere oggi e che, rispetto alle presentazioni dedicate ai soli lettori adulti, mi permetterà di confrontarmi con un target young, capace di rendere il dibattito davvero stimolante. Ogni incontro è un “dare e avere”, utilissimo anche a chi scrive per comprendere lati della scrittura celati e scoperti da chi legge. Inoltre, “Mare di libri”, interamente gestito dai giovanissimi, veri protagonisti del festival, regala ai ragazzi la possibilità di non sentirsi più esclusi e di essere invece protagonisti attivi di un evento e – in futuro – della vita sociale del Paese».

Takoua Ben Mohamed, “Il mio migliore amico è fascista”, Rizzoli, Milano, pp. 200, € 16,00

Al via la prima delle tre giornate di Mare di libri, il festival letterario dedicato al mondo della young adult, in programma a Rimini fino al 20 giugno. Tantissimi gli appuntamenti previsti, a partire dal dibattito “La nostra scuola”, tenuto da Stefano Laffi e Vanessa Roghi (ore 11 Museo della Città) e incentrato sulla necessità di riflettere su un’istituzione così problematica come è quella scolastica e sul suo essere davvero pubblica, inclusiva e democratica.

La giornata prosegue con l’evento “Ora vorrei” con Daniele Aristarco, Alessia Canducci e Alberto Pellai che, alle 14.30 al Teatro degli Atti, ci aiuteranno a riflettere su ciò che abbiamo vissuto in questo periodo.

Grande attesa per l’incontro con Alice Keller (16.30, Lapidario), della quale si analizzerà l’intera opera, e per l’approfondimento di “Flamer” (16.30, Sala del Giudizio), graphic novel di Mike Curato che affronta con grande intensità il complesso tema del coming out.

Abdullahi Ahmed e Ben Mohamed Takoua, autori di “Lo sguardo avanti” (Add) e “Il mio migliore amico è fascista” (Rizzoli), affronteranno il tema dell’inclusione, della paura della diversità e del razzismo (ore 18 Fulgor), mentre Nadia Terranova (18 Sala del Giudizio), uscita da poco con il suo nuovo romanzo grafico “Il segreto” (Mondadori), racconterà il legame con la Sicilia.

La giornata si chiuderà con il reading di Marco Baliani (21.30, Teatro degli Atti), che accompagnerà il pubblico alla scoperta del suo racconto di formazione intitolato “La pietra oscura”, mentre il primo evento di domani vedrà un classico di Mare di libri, lo speed date con gli editor (10 cortile ala nuova del museo). G.M.

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