Sulla scia di Euro Company business a ‘impronta positiva’

L’idea di lasciare una “impronta positiva” per Mario Zani non è solo uno slogan. Lo si comprende subito dalle prima battute che c’è una convinzione seria attorno al concetto di sostenibilità. Una convinzione che ha portato Euro Company, azienda cento per cento italiana da oltre 100 milioni di euro di fatturato, a diventare prima società benefit e poi B Corp. Da qui, quindi, parte la chiacchierata col direttore generale dell’azienda.

Trattandosi di un argomento non ben conosciuto, ci spiega come opera una B Corp?

«Quello delle B Corp è un movimento globale di persone che utilizzano il business come forza positiva. Si tratta quindi di aziende verificate dalla rete no profit B Lab che soddisfano alti standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza. Il nostro percorso è partito nel 2018, quando siamo diventati società benefit, mettendo nero su bianco in uno statuto i punti cardine della nostra mission e impegnandoci a destinare il 10% dei nostri utili a questi punti. Tuttavia, volevamo fare di più: l’anno successivo abbiamo quindi ottenuto la certificazione come B Corp, grazie alla determinazione e alla sinergia di tutti i reparti che compongono Euro Company».

La crescita delle certificazioni in Italia sembra mostrarci un tessuto imprenditoriale sempre più attento alle tematiche ambientali. È davvero così?

«Cito alcuni dati positivi e incoraggianti: nel nostro Paese il numero di B Corp è aumentato del 26% solo nel 2022, arrivando a più di 140 realtà dal settore food ai servizi, dall’abbigliamento all’energia, e coinvolgendo oltre 15mila persone. Questo è un risultato che si tocca con mano e che, come azienda, ci rende molto orgogliosi, perché significa che il tessuto imprenditoriale italiano sta inglobando il cambiamento più di quanto noi immaginiamo».

Come impattano queste scelte sul vostro business?

«La nostra mission è composta da 7 punti che raccontano il nostro impegno quotidiano nei confronti di collaboratori, fornitori e consumatori, come della filiera e del territorio. Questo, concretamente, si traduce ogni giorno in azioni che permettono ai nostri collaboratori di crescere professionalmente e umanamente un ambiente etico e stimolante, attraverso una serie di iniziative rivolte a loro. Dal ciclo di seminari ed eventi dedicati ai dipendenti e alle loro famiglie, alle numerose iniziative di welfare aziendale; dal nostro impegno sui temi di gender equality come parte del network Fondazione Libellula, all’iniziativa Nuts4green per la mobilità sostenibile e il car sharing. Sul fronte delle materie prime, per garantire prodotti di qualità ai consumatori, ci siamo dotati di un Protocollo di qualità etica, attraverso il quale ci impegniamo in azioni concrete che rendano la filiera più corta, trasparente ed equa per tutti gli attori che la compongono. Anche sulla scelta dei materiali per sviluppare i nostri packaging abbiamo investito molto in ricerca e sviluppo».

E lato clienti: vedete un’attenzione diversa a queste tematiche?

«Le dico questo: nello scenario macroeconomico di questi anni, ormai ben noto per i problemi economici che si sono verificati, il settore alimentare per gli italiani è rimasto l’ancora di salvezza per eccellenza. A cambiare è stata proprio la consapevolezza di dover affrontare un cambiamento virtuoso, con il cibo al primo posto. Il consumatore di oggi cerca di nutrirsi in maniera conscia e ragionata».

Parlando allora di frutta secca, come avete chiuso il 2022 e come, invece, si è aperto il 2023?

«Il 2022 è stato un anno ricco di nuove sfide ed eventi da fronteggiare, ma tutto ciò ci è servito da stimolo per l’analisi e la razionalizzazione dei nostri processi, in ottica di miglioramento delle performance. Imprescindibili sono state la crescita dimensionale, gli investimenti costanti rivolti alla sostenibilità, l’inserimento in organico di risorse preparate e strutturate nell’affrontare i cambiamenti in modo repentino, il controllo costante degli andamenti contabili, finanziari, del cash flow e dei principali KPI, compresi quelli riguardanti la “crisi d’impresa”. Ci siamo inoltre dotati di un Business continuity plan che regolasse la ripartenza di tutte le attività aziendali in caso di blocco produttivo. Venendo all’oggi, invece, le misure di efficientamento adottate l’anno scorso stanno facendo sentire i loro benefici, così come i prodotti lanciati negli ultimi 12 mesi sul mercato che stanno portando ottimi risultati. Per questo il 2023 è partito positivamente».

Come è mutato il vostro rapporto con la grande distribuzione?

«La Gdo sta vivendo annate particolari, caratterizzate da un’inflazione pesante, volumi inferiori e prezzi inevitabilmente lievitati a causa dei rincari sulle materie prime, energia, trasporti. È innegabile che, per quanto riguarda il nostro settore, il quadro è in continuo divenire e ci riserviamo di osservarlo con continua attenzione. Studiare e analizzare, per noi, è la chiave che ci ha aiutati in questi anni per mantenere la giusta rotta nel mondo della frutta secca all’interno della Gdo. E aggiungo che la scelta di continuare a muoverci attraverso i nostri valori e il nostro concetto di qualità etica, è per noi l’unica possibile: siamo fermamente convinti che solo attraverso il rispetto e la valorizzazione dell’intera filiera si è in grado di offrire prodotti di qualità ai nostri consumatori».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui