Stretta ai pagamenti con i contanti, gli esercenti: “Un danno per l’economia”

«In questa fase delicata si poteva aspettare ancora un attimo». Mirco Pari, direttore di Confesercenti Rimini, non nasconde la propria perplessità di fronte alla stretta sul contante (limite dei 1.000 euro per i pagamenti in contanti e cancellazione del cashback di Stato) che partirà dal 1° gennaio dell’anno nuovo. «Durante la pandemia c’è stata una crescita considerevole dei pagamenti con moneta elettronica, per cui oramai questo meccanismo è diventato e sta diventando sempre di più un’abitudine – osserva –. Addirittura non più il pagamento con la carta di credito, ma con il telefonino o in altre forme più smart». Adesso, «i consumi stanno ripartendo – continua – e magari un briciolo di attenzione in più non guastava. Forse non c’era bisogno di una stretta in un momento come questo. Fermo restando che è chiaro qual è la finalità di un’operazione di questo genere, cade in una fase in cui ci sono ancora alcune nubi all’orizzonte. Avrei atteso che la situazione si stabilizzasse ulteriormente».

«Stretta per l’economia»

«Finché uno ha i soldi, lasciamogli la possibilità di spenderli», rilancia Gaetano Callà, presidente della Fipe-Confcommercio di Rimini e vicepresidente di Confcommercio Rimini. «Questa operazione è una stretta anche per l’economia – prosegue –. Ci sono molte persone per cui è necessario utilizzare il contante. Una buona percentuale delle persone oltre una certa età non è in grado di utilizzare tutti gli altri metodi di pagamento, o non vuole perché ha piacere di avere in tasca una certa somma per poter acquistare quello che preferisce o per poterla spendere come desidera». Inoltre, «non si capisce dove il Governo vuole andare a parare – commenta – E’ un assurdità. L’evasione fiscale esiste, però non la fa il commerciante, è a livelli più alti. Non credo che questa operazione risolverà qualche cosa nella direzione che il Governo immagina. Con tutto quello che già esiste… scontrino, fattura, fattura online… c’è già la possibilità di controllare in quale maniera le persone spendono i loro soldi. E nessuno si permetterebbe mai di incassare una certa cifra senza denunciarla».

«E’ un palliativo. Non è in questo modo che si tiene sotto controllo l’evasione fiscale», osserva Gianmaria Zanzini, presidente di Federmoda Rimini. «E’ necessario rimettere mano a certi strumenti come gli studi di settore, ormai anacronistici. Il sommerso non si ferma con la stretta al credito. I bancomat e le carte di credito sono già utilizzate ampiamente, gli scontrini e le fatture vengono emessi in tutti i settori. Anzi, la stretta viola anche l’aspetto privato». Inoltre, «rimango perplesso per la cancellazione del cashback di Stato – aggiunge –, perché aveva contribuito a far girare un po’ di soldi».

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