Lo storico ristorante di Sant'Agata Feltria è chiuso da due anni: "Nessuna offerta"

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«In vendita da due anni, ancora nessuna richiesta per “I tre castagni”». Ha chiuso i battenti il 21 dicembre 2020, dopo 45 anni di attività, ma non si è registrata alcuna manifestazione di interesse per il celebre ristorante di Sant’Agata Feltria. Come precisa la 47enne Francesca ex proprietaria assieme alla sorella Sara di 40 anni: «Nessuno si è fatto vivo neanche per l’affitto» ma vede il bicchiere mezzo pieno: «La passione e i sacrifici dedicati al lavoro sono stati ripagati sempre dall’affetto della clientela». Tant’è che i telefoni «divennero incandescenti quando si sparse la voce della chiusura e anche a distanza di anni – svela Francesca - c’è chi telefona ancora, sperando in un nostro ripensamento».

La storia

Quasi mezzo secolo fa, i genitori di Francesca, Giuseppe Urbini ed Elena Baltesini, si innamorarono di un ristorante in vendita che, circondato da castagni, recava nel nome la memoria di tre esemplari maestosi che già allora non esistevano più. Così si imbarcarono in un’avventura rischiosa, visto che, chiarisce la primogenita, «mio padre era camionista e mia madre si dedicava alla stagione». Ma ci videro giusto: pochi anni e il locale era quotato ovunque «per i piatti a base di tartufo e le sue pizze».

Conciliare casa e lavoro

A far propendere per la chiusura non è stata quindi la mancanza di prenotazioni né la mannaia del Covid, prosegue la 47enne, «ma la difficoltà di conciliare una conduzione a base familiare con la cura dei figli». Dopo la morte del papà nel 2009 e della madre nel 2019, tutto finisce sulle spalle delle due che si avvalevano di altrettanti dipendenti d’inverno con rinforzi extra d’estate. E Francesca allarga le braccia: «Con 130 coperti all’interno e 40 fuori quando rincasavo, mio figlio già dormiva. Ora sono commessa part time e mia sorella mamma a tempo pieno» fermo restando che cambiare rotta «proponendo l’apertura da giovedì a domenica, è stato impossibile mancando personale interessato». Così la decisione di voltare pagina ha rammaricato «generazioni di clienti tra cui personaggi famosi, vista la vicinanza con il teatro locale», conclude menzionando tra gli affezionati l’attore Vittorio Gassman e il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

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