Stoccaggio co2, Eni chiede i permessi per il giacimento

Ravenna

Eni continua a credere nel proprio progetto di captazione, stoccaggio e riutilizzo della CO2. Mentre, infatti, sembra sempre meno probabile un finanziamento col Pnrr dell'impianto che la compagnia del ramo energetico vuole al largo di Ravenna, è la stessa Eni a richiedere le autorizzazioni per localizzarla nel mare di Porto Corsini. E' "Energia Oltre" a riferire come il Cane a sei zampe abbia infatti presentato un’istanza di autorizzazione (prot. n. 17286) al ministero della Transizione ecologica lo scorso 31 maggio per chiedere l’attivazione del programma sperimentale presso la concessione di proprietà di Eni (che è unica titolare della concessione di coltivazione ubicata in Mare Adriatico, Zona A) e riguardante i “livelli esauriti del campo Porto Corsini Mare”, come si legge nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. Una notizia che giunge dopo che nel Petrolchimico la stessa Eni stava attivandosi per avviare, nel prossimo settembre, le prime lavorazioni per dare vita all'impianto pilota. Per elaborare il capitolato di appalto, di alcune decine di milioni, la compagnia a maggioranza pubblica si era avvalsa del know how di varie aziende del settore, fra cui la ravennate Rosetti Marino. Che poi concorrerà alla costruzione dell'impianto pilota. Intanto però Eni si rivolge al ministero per ottenere il carteggio necessario all'intera operazione, che ha una dimensione miliardaria. Sul piatto non solo la possibilità di portare nei giacimenti esauriti l'anidride carbonica prodotta nel complesso industriale ravennate, ma anche il suo riutilizzo per produrre idrogeno blu. Il tutto in un quadro economico in rapida evoluzione. Perché la CO2, soggetta a tassazione per chi la produce in ambito industriale, è ormai quotata come qualsiasi altra commodity: «Solo pochi giorni fa l’analisi pubblicata dal Financial Times della Kempen Capital Management UK – sottolinea il consigliere regionale ravennate in quota Pd, Gianni Bessi - prospettava un’ipotesi del prezzo della CO2 di 75 dollari alla tonnellata che avrebbe conseguenze fino a un crollo del 20% del valore azionario delle aziende ‘colpite’. Questo pone una riflessione su come coniugare sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale».

Le voci contrarie

Molto diversa la prospettiva nell'analisi di Rossella Muroni, capogruppo alla Camera di Facciamo Eco: «L'istanza di autorizzazione di Eni è per un programma sperimentale di stoccaggio geologico di anidride carbonica, nel mare Adriatico al largo di Ravenna. Più' precisamente - fa presente Muroni - l'Eni ha fatto richiesta di autorizzazione allo stoccaggio geologico di anidride carbonica nei livelli esauriti del campo Porto Corsini Mare. Come dire: “Possiamo continuare ad emettere gas climalteranti perché speriamo di catturarli” con una tecnologia che rischia di non tenere confinata a lungo l'anidride carbonica. Questo – aggiunge – invece di trasformare gli attuali processi produttivi inquinanti per renderli ecologicamente sostenibili. Nessuno si sogni di farlo con fondi pubblici. Vigileremo affinchè questo scenario da film distopico non accada».

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