Start Romagna migliora lo smart working

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Già prima del Covid-19 in Start Romagna il lavoro a distanza era tutt’altro che un carneade. Anzi. Grazie a un progetto sperimentale datato 2016 oggetto di un accordo sindacale nel 2018, aveva una certa diffusione in azienda. Quanto accaduto con la pandemia sembra però la migliore esemplificazione del noto aforisma di Albert Einstein “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi”: in Start lo smart working non solo non viene abbandonato, ma, grazie a un questionario che ha registrato il super apprezzamento dei dipendenti, entra a far parte della quotidianità lavorativa che viene tarata su un nuovo sistema misto. Tanto che dei 950 dipendenti, esclusi personale viaggiante e operativo, circa 150 possono attualmente utilizzare la modalità di lavoro a distanza.

Quasi 15.000 giorni in smart

Dal marzo del 2020, il ricorso a tale modalità lavorativa è stato massiccio: fino a fine anno sono state 14.390 le giornate lavorate in smart working e per orientarsi nella scelta della strada da percorrere Start Romagna ha avviato come detto un’indagine interna a cui hanno risposto oltre 100 dipendenti e il cui giudizio complessivamente positivo ha suggerito di non abbandonare l’esperienza una volta superata l’emergenza sanitaria, seppur prevedendo un sistema misto che veda alcune giornate in presenza per mantenere relazioni con i colleghi e quel senso di squadra che richiede anche momenti di contatto fisico, incoraggia l’azienda a procedere sul percorso intrapreso. Per questo, l’azienda sta ripensando anche all’organizzazione degli spazi lavorativi e ha già allestito uffici di ‘coworking’ (condivisi quindi) e sale riunioni in cui, quando il dipendente lavora in azienda, potrà trovare una collocazione idonea alla socializzazione ed alle attività da svolgere.

Kit e formazione

Proprio per favorire tale riorganizzazione è stato fornito al personale un kit che comprende pc portatile, microfono, webcam, casse, licenze Microsoft Office e collegamento internet veloce. Strumentazione cui si affianca anche una formazione ad hoc che mira a diffondere modalità di lavoro e stili manageriali orientati a una maggiore autonomia e responsabilità delle persone e allo sviluppo di una cultura orientata ai risultati. Ma anche a rafforzare la cultura della misurazione e della valutazione della performance, a valorizzare le competenze delle persone e migliorare il loro benessere organizzativo, a promuovere l’inclusione lavorativa di persone in situazione di fragilità permanente o temporanea, a promuovere e diffondere le tecnologie digitali, a riprogettare gli spazi di lavoro e a contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio di riferimento.

Il questionario

Una serie di domande, in forma anonima, è stata inviata a 108 persone e ben 104 le hanno restituite compilate. Emerge in primis che la larga maggioranza di chi ha risposto dichiara di essere riuscito a conciliare lavoro e famiglia (84%), mentre qualche difficoltà c’è stata per il 15% dei rispondenti. Il 38% ha poi tratto maggiori motivazioni lavorative e sostanzialmente lo smart working non ha inciso sulla chiarezza di compiti e obiettivi (84%). Giudizio positivo, poi, sulle dotazioni tecnologiche rese disponibili (82%). Per quanto riguarda i carichi di lavoro, per il 62% sono rimasti invariati, per il 36% sono aumentati, per il 2% diminuiti. In ogni caso, l’80% dei dipendenti ha definito soddisfatte (65%) o migliori (24%) le aspettative e sui fattori rilevanti per un giudizio complessivo, alla flessibilità si aggiunge il timore di un ‘isolamento’ dal contesto lavorativo.

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