Spreco, nel primo anno del Covid si buttava meno cibo

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Andava meglio. Fino a un anno fa l’annuale report di Waste Watcher Internazional Observatory on Food and Sustainabilità aveva evidenziato come gli italiani stessero facendo scelte più consapevoli, per la propria salute e per la tutela dell’ambiente, in materia di lotta agli sprechi alimentari. Ma il 2021 ha segnato un passo indietro. In occasione della nona Giornata nazionale di prevenzione allo spreco alimentare dello scorso 5 febbraio, sono stati presentati i dati del rapporto Il caso Italia 2022, di Waste Watcher International, su iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos. In media un italiano sprecava nel 2020 poco più di mezzo chilo di cibo a settimana, ma nel 2021 il quantitativo è salito a sfiorare i 600 grammi. Sembra poco, ma si parla di un incremento del 15% circa, e in totale ammonta a quasi 31 chili di cibo all’anno che finisce nei rifiuti e, a conti fatti, si tratta anche di un notevole danno economico: vale complessivamente 7,37 miliardi di euro lo spreco di cibo nelle case degli italiani, significativa, se si pensa che corrisponde al doppio della cifra stanziata dallo Stato per contrastare il caro energia.

E a questo dato va aggiunto lo spreco di filiera, che fa lievitare la cifra fino a quasi 10,5 miliardi di euro. Un italiano su due ammette di sprecare cibo per distrazione, perché scorda in dispensa il cibo acquistato o perché a casa il cibo è deperito troppo in fretta. E secondo l’indagine di Waste Watcher il 30% degli italiani confessa di calcolare male le quantità di cibo necessarie in casa e di esagerare quando riempie la dispensa di scorte alimentari che finiscono per scadere e finire nei rifiuti. «La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus» spiega Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. «L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco» prosegue. Ma non bisogna abbassare la guardia, ricorda: «Guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo (frutta, verdura, pane) è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale».

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