Volley donne, dopo 19 lunghi anni Valentina Gugnali ha detto stop

Alla pallavolo, come canterebbe Renato Zero, ha donato i migliori anni della sua vita. Ma dalla pallavolo, Valentina Gugnali, ha anche ricevuto tanto. Il sapersi organizzare soprattutto all’inizio tra studio, allenamenti e partita, la gioia di condividere lo spogliatoio e di conoscere nuove compagne diventate spesso amiche di una vita, credere in se stessa e nelle sue potenzialità, la gioia della vittoria e l’amarezza della sconfitta e l’amore. Un viaggio lungo 19 anni che l’ha vista entrare in palestra poco più che ragazzina per uscirne donna e mamma della piccola Anna.
«È stato un viaggio lungo, con qualche ostacolo, ma bellissimo e che rifarei subito - dice la centrale riccionese -. Ho conosciuto tante belle persone che mi hanno fatto diventare quella che sono oggi e ringrazio di cuore. Compagne, allenatori, dirigenti con i quali non sempre c’è stata sintonia ma che mi hanno lasciato un segno. La pallavolo è stata la mia priorità per tanti anni, ho fatto grandi sacrifici ma non mi sono mai pesati perché quando una cosa ti piace tutto quello che la circonda diventa più leggero. Grazie alla pallavolo ho capito che è bello chiedere aiuto, condividere i momenti difficili e quelli belli, che da soli non si va lontano».
Un viaggio partito nell’ottobre 2006 a Riccione e concluso sempre con la stessa maglia addosso. Nel mezzo Gabicce in B2, San Giovanni in Marignano con la promozione dalla B1 alla A2, poi Forlì, Stella Rimini dove ha conosciuto coach Piraccini, il campionato segnato dal Covid con Cesena in B1 e Cattolica nel 2020-’21. Poi l’arrivo di Anna a dicembre e il ritorno a Riccione: terzo posto, una promozione dalla B2 alla B1 fino ai giorni nostri col 2° posto in regular season e la semifinale play-off.
«Bello, tanti ricordi. Ma tutto ha un inizio e una fine. Per il momento è così, ma penso di chiuderla qui. Le energie sono sempre di meno e le cose da fare sempre di più. Di questo fantastico viaggio la cosa che mi porterò più nel cuore saranno tutti quei momenti vissuti con le compagne fuori dal campo. Adesso cosa farò? Non l’allenatrice. Ma se Riccione avesse di me in un altro ruolo, sarei ben contenta di dare una mano».
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