Volley A1 donne, il presidente della Omag-Mt Manconi: “La Fipav aumenta i i costi di gesione e poi si fa bella per il bilancio in positivo”

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san giovanni in marignano

francesco barone

Il grido d’allarme arriva forte e chiaro. E fa impressione che a lanciarlo sia Stefano Manconi. Perché il presidente della Omag-Mt è un uomo assolutamente pragmatico, restio a fare proclami e polemiche. Questa volta però la situazione che si è venuta a creare è talmente preoccupante da costringerlo a intervenire direttamente in prima persona.

Ad allarmare lui, ma un po’ tutti i presidenti delle società del volley italiano, femminile e maschile, sono principalmente i rincari sui costi decisi dalla Fipav e, in modo particolare, uno Stato sordo alla richiesta di estendere il credito d’imposta sulle sponsorizzazioni. Soprattutto da quando il primo luglio 2023 è entrata in vigore la riforma del lavoro sportivo.

«Una riforma giusta e necessaria - dice subito Manconi per sgombrare il campo da qualsiasi male interpretazione - ma che per le società ha rappresentato una vera e propria mazzata a livello economico. Questo perché, a fronte di un aumento dei costi, lo Stato è rimasto immobile nonostante le ripetute grida d’allarme delle società stesse, che non chiedono la luna o di ricevere soldi pubblici, ma semplicemente l’introduzione continuativa del credito d’imposta sulle sponsorizzazioni che, tra le altre cose, porterebbe più gettito per lo Stato e allo stesso tempo ci permetterebbe di coinvolgere più persone dandoci una mano nel sostenere le nuove uscite. Se tutto dovesse restare così come è in questo momento il mondo della pallavolo verrebbe messo a grande rischio».

Pensare che altri sport meno vincenti della volley che, a livello di nazionale femminile, negli ultimi due anni, ha vinto un Europeo, la Vnl e l’Olimpiade e a livello di squadra ha fatto incetta di Coppe, godono di vantaggi molto più evidenti. Manconi, poi, porta sul tavolo un altro problema.

«In questi cinque anni, ossia dalla comparsa del Covid, la situazione è diventata sempre più difficile da gestire e sostenere. In epoca di pandemia si è iniziato con le gare a porte chiuse per poi sospendere l’attività. Da lì in avanti le società sono state costrette a mettere in atto protocolli per la sicurezza che hanno pesato sulle casse. Poi sono arrivate le guerre, ora la situazione legata ai dazi con tutto quello che questo ha comportato, e comporta, per le aziende che sostengono il nostro mondo. E la Fipav cosa fa? Aumenta i costi di gestione. Faccio qualche esempio pratico. Il costo per il tesseramento delle atlete straniere, in serie A1, è passato da 1.000 euro a 2.000, esattamente il doppio. Le tasse di iscrizione al campionato, nel nostro caso, hanno avuto un rincaro del 7.5%, mentre quelle legate alle gare hanno visto un aumento di 150 euro, da 1.350 a 1.500 a partita. Il campionato è formato da 14 squadre e se la matematica non è un’opinione significa quasi 4.000 euro in più a stagione. Non stiamo parlando di noccioline, fare pallavolo diventa sempre più difficile. È come se voi andaste dal macellaio e dal fruttivendolo, compraste le stesse cose, pagandole 50 e il giorno successivo 100. Così si mettono le società all’angolino. Però ci si gonfia il petto dicendo che il bilancio della Fipav è in positivo».

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