Volley, la morte di Giuseppe Brusi. Daniele Ricci: “Era il mio migliore amico”

E’ appassionato il ricordo di Giorgio Bottaro, che iniziò la sua carriera da dirigente sportivo proprio grazie a Giuseppe Brusi. «È stato un grande dispiacere che ho vissuto con la sua famiglia – racconta Bottaro, oggi direttore sportivo del Basket Ravenna – Giuseppe va ricordato con alcune delle sue frasi che sono diventate verbo, come “tra perdere e vincere la differenza è più del doppio”. Era una persona umile, che è stata al vertice della pallavolo mondiale. Aveva un carattere apparentemente burbero, ma in realtà aveva un’immensa bontà d’animo. La sua umiltà la posso sintetizzare in due episodi, accaduti appena il Gruppo Ferruzzi ci garantì il loro ingresso nella pallavolo. La prima cosa che fece, ancor prima di mettere sotto contratto Kiraly e Timmons, fu quella di acquistare Alexander Skiba, che non era un giocatore, ma il miglior allenatore che un settore giovanile potesse avere e grazie a questa scelta, ad un buon settore giovanile già esistente ed all’arrivo di giovanissimi atleti come Rosalba, Bovolenta e altri, Ravenna riuscì a togliersi grandi soddisfazioni e a vincere la Coppa Cev nel 1997 anche senza la forza del Gruppo Ferruzzi alle spalle. L’altro episodio è relativo all’acquisto dei due campioni americani. Qualsiasi dirigente si sarebbe recato personalmente negli Stati Uniti, Giuseppe no, grazie alla sua umiltà mi dice: “perché devo andare io che non parlo inglese, vai tu che sai fare meglio di me questa cosa”».
Gli anni d’oro visti da Gelosi
La fidata segretaria degli anni d’oro, Barbara Gelosi è affranta: «Sono davvero molto addolorata, per me è stato come un secondo padre – esordisce Barbara – è stata la mia prima esperienza lavorativa, eravamo una famiglia e Giuseppe era il nostro padre. Vivevamo l’esperienza ventiquattr’ore su ventiquattro. Era una persona esigente, ma si lavorava con passione. Non c’era più il limite tra il lavoro e il divertimento, perché quando lavori divertendoti non ne senti il peso. Ho trascorso 10 anni meravigliosi nella pallavolo, poi ho continuato a vedere Giuseppe per il suo lavoro e fino all’ultimo ha mantenuto il suo carattere da guerriero e se n’è andato con grande dignità, come tutta la vita che ha vissuto».
Ricci: «Era il migliore amico»
Il tecnico dei grandi successi, Daniele Ricci, era il pupillo di Brusi, che lo ha voluto come allenatore in serie A2 ma che ha confermato anche in serie A1 ad allenare la squadra più forte del mondo: «Ho perso il migliore amico che abbia mai avuto – esordisce Daniele Ricci – un rapporto che si è forse intensificato dopo che abbiamo cessato il rapporto sportivo. E’ una persona con la quale ho litigato molte volte – sorride – ma il bello di Brusi era che dopo i litigi, tornava la stessa persona di prima e non serbava alcun rancore. Sono stati litigi che hanno cementato un’amicizia. Era uno che sapeva catalizzare le persone e sapeva trarre il meglio da ciascuna di loro nel proprio campo, facendole lavorare insieme come una squadra. Se gli veniva offerto un campione, ma in base al carattere sapeva che non avrebbe preso parte alla squadra come la intendeva lui, non lo avrebbe mai preso. Le persone che lavoravano allora con lui, giocatori e dirigenti, sono ancora oggi una squadra, ci sentiamo ed abbiamo un rapporto di sincera amicizia dopo tanti anni. Dal punto di vista sportivo, mi ha dato molto e penso di aver ricambiato le sue aspettative. Era capace di mettere insieme dei personaggi di grande livello, grandi campioni e trarre da loro il meglio. E’ riuscito ad ottenere i migliori risultati possibili sia quando si andava a pane e cipolla, sia quando c’erano i soldi del Gruppo Ferruzzi. Era una persona molto onesta nello sport e nel lavoro e più che l’onestà, di lui ho apprezzato soprattutto la generosità, perché se eri un suo amico ti dava tutto quello di cui avevi bisogno».