Freno tirato in pista a Misano, Manzi perdona Fenati: "Gesto istintivo, per me è finito tutto in pista"

Moto

RIMINI. Stefano Manzi, il pilota di Moto2 al quale Romano Fenati ha stretto il freno anteriore della moto in corsa sul circuito di Misano, rischiando seriamente di farlo cadere mentre procedeva a una velocità di oltre duecento chilometri ora, è stato interrogato dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Rimini (pm Luigi Sgambati). «Preferisco non entrare nel dettaglio delle mie dichiarazioni, ufficialmente non dico niente», spiega il riminese che però non ha fatto causa al rivale come aveva annunciato pubblicamente all’indomani del fatto che risale al 9 settembre scorso.
Fenati è comunque indagato per violenza privata, reato perseguibile d’ufficio, e potrebbe essere il prossimo a essere ascoltato dagli investigatori (l’inchiesta è affidata alla sezione di Pg dell’Arma presso la Procura e ai carabinieri della stazione di Misano Adriatico). Manzi, in ogni caso, gli ha teso una mano anche al momento di verbalizzare la sua versione dei fatti, stando ben attento a non calcare la mano sul pilota sotto accusa: senza lo screzio in pista si sarebbero ritrovati il prossimo anno nello stesso team, mentre adesso Fenati è fermo ai box per ordine della giustizia sportiva. «Per me è finito tutto in pista». Il riminese non si sarebbe reso conto del pericolo corso e la circostanza che andasse così veloce quando l’altro ha messo la mano sui suoi freni ha finito paradossalmente per proteggerlo: «Se andavo piano era peggio, in quel caso sarei potuto cadere». Quel gesto «istintivo» ma non cattivo da parte del collega non lo ha danneggiato se non nella concentrazione. Tra i due non c’erano ruggini e le sportellate in pista, che pure si erano viste nei giri precedenti, fanno parte del gioco. In precedenza se qualcun altro s’era lamentato di Fenati, quello non era lui. Acquisiti i filmati della gara e le carte del processo sportivo, l’inchiesta riminese si avvia alla fase conclusiva.

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