Nadia Padovani anima del Gresini Racing: “So che Fausto sarebbe orgoglioso di noi”

Moto

Esce dai box subito dopo la prima sessione di prove libere della MotoGp, con miglior tempo di Marc Marquez. Nella calma ovattata tipica del venerdì, il box e l’hospitality Gresini sono i più gettonati dai curiosi e se la giocano alla pari con la Ducati Lenovo. Perché Bagnaia è il campione in carica, ma Marc Marquez il campione da 8 titoli che una volta atterrato in Romagna è tornato il fuoriclasse di sempre. Nadia Padovani ha la luce negli occhi di chi sta vivendo una gita al Luna Park lunga un anno. Anzi, in questo caso è una gita al Luna Marc.

Padovani, cosa vuol dire avere Marc Marquez per un team come il vostro?

«È un sogno, un sogno che si è avverato. Sembrava impossibile che un otto volte campione del mondo si potesse legare a un team indipendente, invece è successo. Lui ovviamente è un pilota da Factory: io dico sempre che lo scorso ottobre si sono allineati tutti i pianeti ed è successo qualcosa di straordinario. Ogni giorno che lui passa con noi ci rende orgogliosi».

Ora che l’ha conosciuto, come persona è come si immaginava?

«Io ho sempre avuto molto rispetto per Marc, è un pilota che ha fatto la storia del nostro sport. Quando parlo con lui, ammetto che mi è rimasta un po’ di soggezione. A volte mi sembra ancora irreale tutto quello che è successo, però...».

Però?

«Però averlo in squadra con noi è bellissimo».

In questi mesi siete diventati un po’ spagnoli, oppure è stato Marquez che si è avvicinato al vostro mondo?

«Beh, Marc è uno di noi. Più che tra spagnoli e italiani, io le vere somiglianze le vedo tra spagnoli e romagnoli e lui è un ragazzo fantastico, come suo fratello».

Fausto Gresini come si sarebbe trovato con Marc Marquez?

«Bene. È sempre stato un idolo anche per mio marito. Fausto ammirava il suo talento e oggi sono sicura che sia orgoglioso di noi per quello che siamo riusciti a fare. C’è Marc Marquez nella sua squadra e so che Fausto ne è fiero».

Resta il fatto che lo fischiano dopo una vittoria e succede solo in Italia. Come Paese non ci facciamo una gran figura e c’è da lavorare in questo senso.

«Io dico che ci vuole rispetto per ragazzi che vanno a 350 orari e rischiano la vita ogni volta che salgono in moto. Dico la verità: con quei fischi io mi sono vergognata di essere italiana, perché questo è sport, uno fatto di professionisti che ci mettono l’anima e dedicano la vita alla ricerca di risultati importanti, poi c’è un altra cosa che mi ha ferito».

Quale?

«Ho sentito poco rispetto anche verso di noi. Marc correva con i colori di mio marito, ha dedicato la vittoria a mio marito sul podio ed è stato ricoperto di fischi».

Parlandone con Marquez, era dispiaciuto per i fischi o negli anni ha messo su una corazza che gli fa scivolare tutto addosso?

«Lui la corazza ce l’ha, come no. Però non credo proprio che ci sia rimasto bene a sentire tutti quei fischi. Ho visto tanta gente fischiarlo e comportarsi in un modo che era lo specchio di una mancanza di valori. Gente senza valori che non c’entra nulla con lo sport».

Eppure Marquez gira tranquillamente per il paddock di Misano, i fischi si sono sentiti solo quando si è creata la folla del dopo-gara.

«Infatti i fischi arrivavano dal branco. Ha fischiato gente che faccia a faccia non credo abbia il coraggio di dirgli qualcosa. Un po’ come nei social: offendi a distanza e ti senti al sicuro, poi appena qualcuno ti riprende di persona, chiedi subito scusa».

In questi mesi ha mai pensato: “Sta a vedere che vinco il Mondiale”?

«Certo che ci ho pensato, per certi versi penso sia naturale. Il campionato in fondo è ancora lungo, quindi il pensiero c’è e sta lì».

Dove sta questo pensiero?

«In un cassetto e sta lì...».

Quando ha iniziato a sognare il primo posto? Fin dall’inizio o con l’evolversi delle cose?

«All’inizio sapevamo che per Marc non sarebbe stato semplice. Arrivava dopo 11 anni passati in sella ad un’altra moto, in più doveva inserirsi nel nostro mondo, capire bene come siamo... Poi passo dopo passo ha iniziato a conoscere la nostra moto, ha vinto due Gran Premi consecutivi e non dimentichiamo che lui guida una 2023 e la differenza di prestazioni c’è».

Se uno ha un euro da scommettere su Marquez campione del mondo, lei consiglierebbe di puntarlo?

«Ma sì, magari lo danno a uno a 200mila... Di certo il gap che manca a livello di moto lo sta compensando lui con la sua bravura e il suo talento».

Dopo mesi con uno come Marquez, anche un team come il vostro esce con la consapevolezza di essere degno di un campione.

«Questo sì e ne siamo orgogliosi. Questo è un anno che in ogni caso resterà speciale».

L’anno prossimo arriverà Firmin Aldeguer e tornate alla tradizione del lancio degli emergenti.

«Arriva un giovane che viene dalla Moto2 e cercheremo di aiutarlo nel suo percorso di crescita. Non sarà semplice, ma noi “faremo famiglia” per lui. “Fare famiglia” è la nostra specialità e questo per un ragazzo di 18-19 anni è un grande aiuto».

Ripartite con la politica dei giovani, sulla scia di Enea Bastianini e altri.

«A Fausto piaceva tanto trovare nuovi campioni e lui il talento sapeva vederlo prima. Con Bastianini e Di Giannantonio abbiamo continuato il suo percorso e anche lo stesso Alex Marquez con noi si è rilanciato».

Domenica si corre alle 13. Dopo la gara, verso le 14-14.15, dove si immagina di essere?

«Vediamo, non è mica semplice. Bisognerebbe che cadessero ancora quelle due goccine di pioggia come l’altra volta».

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