Il Giro d’Italia rende onore alla Romagna e a Ercole Baldini

Un doveroso omaggio alla Romagna ad un anno dall’alluvione. Un commosso abbraccio ad Ercole Baldini nella sua Villanova. C’è tanto, tantissimo, nella tappa odierna del Giro d’Italia che partirà da Riccione e attraverserà tutta la Romagna in quello che l’anno scorso era diventato il triste elenco dei collegamenti dei telegiornali. La corsa passerà per Cesena, Forlì, Faenza, Bagnacavallo, Lugo e Conselice nel ricordo dell’alluvione del 2023 e delle 17 vittime che l’acqua si è portata via. Ma la 13ª tappa sarà anche l’occasione per ricordare l’indimenticato Ercole Baldini con un traguardo volante a Villanova di Forlì, città natale del rapidissimo treno che vinse il Giro del ’58. Ma anche un Olimpiade, un mondiale e un record dell’ora.

Un’occasione persa

E allora perché la tappa dedicata alla Romagna si concluderà a Cento, in provincia di Ferrara? Difficile rispondere con i sentimenti a quella che è stata essenzialmente una scelta economica ed opportunista. Cento ha voluto fortemente la corsa rosa e si è fatta sentire concretamente con un progetto tecnico ed economico. Nell’anno del Tour de France in Romagna, è invece mancata la forza per creare un comitato di tappa, cercare sponsor e supportare un arrivo di tappa in Romagna (Forlì?) nella tappa dedicata alle vittime dell’alluvione. Una mancanza enorme che non deve però oscurare quella che deve una giornata di ricordo, ma anche di festa, nei 118 chilometri in cui la corsa rosa attraverserà la Romagna.

Un Giro a Riccione

Non ci sarà nessun arrivo di tappa, ma la Romagna potrà consolarsi con la partenza da Riccione. Una città che negli ultimi anni ha avuto un rapporto strettissimo con il ciclismo, quartier generale ufficiale della “Coppi e Bartali” e sede di tappa in diverse occasioni del Giro Under 23. Ma è anche profondo il rapporto con la corsa rosa dei grandi, con Riccione che è stata sede di tappa in 6 edizioni del Giro d’Italia con 6 partenze e 5 arrivi. L’ultima volta fu nel 2019 con la cronometro da Riccione a San Marino che fu vinta sotto la pioggia dallo sloveno Primoz Roglic. In tutte le altre occasioni la Perla Verde è stata sempre sede di arrivo e poi della partenza del giorno successivo. Fu così nel 1933 (da Ascoli, Fernand Cornez), nel 1935 (da Cesena, Giuseppe Olmo), nel 1952 (da Ancona, Rik Van Steenbergen), nel 1967 (da Chieti, Georges Vandenberghe) e nel 1989 (da Pesaro, Lech Piasecki).

Un’occasione per velocisti

La Riccione-Cento sulla carta è la tappa più facile di questo Giro d’Italia. Non ci sarà nemmeno una salitella in quella che è una tappa chiaramente dedicata ai velocisti, in una frazione di trasferimento che precede la decisiva cronometro di Desenzano del Garda in programma domani. Il peso della corsa, in una tappa che attende la fuga del faentino Manuele Tarozzi, sarà interamente sulle spalle dei velocisti e in particolare delle uniche formazioni che hanno uno sprinter vincente. Il Giro è partito come il festival dei velocisti con tutti i migliori sprinter presenti, ma dopo 12 tappe è evidente che gli unici in grado di vincere sono il friulano Jonathan Milan (Lidl-Trek), il belga Tim Merlier (Soudal) e l’australiano Kadem Groves (Alpecin).

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