Ciclismo, Tarozzi al Giro d’Italia: “All’attacco per riuscire a entrare nella fuga giusta”

Oggi a Durazzo, in Albania, scatta il Giro d’Italia, giunto all’edizione numero 108. Due i ciclisti romagnoli al via.
Per il faentino Manuele Tarozzi sarà il secondo Giro d’Italia. E l’obiettivo sarà sempre quello: andare in fuga. E’ il marchio di fabbrica dello scalatore faentino della Vf Bardiani, sempre alla ricerca costante della fuga vincente. Un Tarozzi che si presenta al suo secondo Giro più maturo, più esperto e consapevole dei propri mezzi dopo un ottimo avvio di stagione. E sempre con il record di ciclista professionista con più chilometri all’attacco nel 2025 tra i presenti al Giro.
Come arriva al Giro d’Italia?
«Rispetto all’anno scorso mi sento molto più in condizione e quindi sono fiducioso. L’esperienza accumulata nel 2024 mi ha aiutato a crescere e ad affrontare le corse con maggiore lucidità. Dopo quattro anni di professionismo le mie caratteristiche siano ormai abbastanza chiare: ho una buona resistenza e riesco a tenere i 40 all’ora per tanti chilometri, cosa che mi rende particolarmente adatto alle fughe. Non ho ancora quei picchi di potenza e di esplosività che servono per fare la differenza nel finale con i migliori, quindi, soprattutto in una gara come il Giro d’Italia, l’unica vera possibilità è provare i tentativi da lontano. Sono fiducioso, perché alla Tirreno-Adriatico ho dimostrato che, quando decido di attaccare, riesco quasi sempre a entrare nella fuga giusta».
Qual è il suo obiettivo in questa edizione?
«Non punto alla classifica generale. Andrò alla ricerca di tappe senza una strategia troppo rigida. Ho dato un’occhiata al percorso, ma non ho ancora individuato giornate precise: sarà la strada a parlare. Non ho compiti di gregariato e nella nostra squadra siamo più o meno tutti alla pari. L’obiettivo sarà animare la corsa ogni giorno, cercare di metterci in mostra e provare a vincere».
Ha pensato anche alla maglia di miglior scalatore, dopo averla vinta alla Tirreno-Adriatico?
«Conquistarla al Giro d’Italia è quasi impossibile per un corridore come me: nelle prime tappe i punti in palio sono pochi, mentre nelle grandi montagne il punteggio è molto alto e lì fanno la differenza gli scalatori puri. Però mi piacerebbe riuscire a indossarla anche solo per qualche giorno, perché è un modo per salire sul podio e vivere da protagonista l’atmosfera del Giro. Alla Tirreno-Adriatico, indossare la maglia di miglior scalatore mi ha dato grande fiducia: essere premiato ogni giorno, salire sul palco, sentire il calore del pubblico e poi essere riconosciuto per strada sono soddisfazioni che ti spingono a dare ancora di più».
Che tipo di corsa si aspetta quest’anno?
«Credo che sarà un Giro più aperto rispetto allo scorso anno. Nel 2024 Pogacar aveva dominato e lasciato poco spazio. Stavolta, senza un favorito così netto, potrebbe esserci più margine per i corridori da fuga. Mi auguro di riuscire a ritagliarmi il mio spazio e di essere protagonista. I veri candidati alla vittoria emergeranno già nelle prime tappe in Albania e poi, come sempre, sarà la strada a decidere».
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