Spal, è arrivata la penalizzazione:
nel prossimo campionato partirà da -3

Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che Antonio Buscè possa essere presentato e possa parlare da tecnico del Rimini. Per giocare d’anticipo, si può comunque entrare dentro il suo mondo per fare luce sul suo credo di gioco che dal 18 luglio, giorno dell’inizio del ritiro, il Rimini comincerà a conoscere. Il punto di riferimento è la stagione scorsa, la sua prima tra i grandi, in Serie D alla Vibonese, dopo tanti anni a livello giovanile ad Empoli dove ha ottenuto ottimi risultati.

Punto fermo il 4-3-3

Nel campionato scorso, la Vibonese ha avuto la grande sfortuna di avere nel proprio girone due corazzate quali Trapani e Siracusa. Se poi ci si mette anche la variabile impazzita, il trasferimento a stagione in corso del giocatore più forte, Convitto (autore di 16 gol in 10 partite) al Trapani, si può capire che sarebbe stato impossibile per Buscè fare meglio del terzo posto finale.

Buscè ha fatto del 4-3-3 il suo modulo principale nell’esperienza con i calabresi, alternandolo ogni tanto al 4-4-2. Quindi si evince che non ci sia mai stato spazio per il trequartista. Non perché lui non ami giocare con un giocatore tra le linee (in fondo a Empoli ha lanciato Baldanzi...), quanto perché in rosa, che era anche corta, non c’erano giocatori capaci di lasciare il segno giocando sulla trequarti.

Il credo calcistico

Buscè per tutta la stagione ha chiesto (e lo chiederà anche al Rimini perché per lui si tratta di un mantra) ai tre attaccanti della Vibonese di mettere pressione ai difensori avversari, andandoli ad aggredire alti, costante per poter recuperare palla in zona favorevoli. Il secondo mantra è nella fase di possesso palla: è fondamentale che i difensori abbiano i piedi educati perché la manovra parte da dietro con la palla che gira continuamente da un lato all’altro del campo nel tentativo di avvolgere l’avversario come un serpente avvolge la preda tra le sue spire. Niente lanci lunghi e se si viene pressati, ci si affida alla qualità dei propri piedi e ai movimenti continui dei compagni.

L’intuito di Buscè

C’è poi un aspetto che ha caratterizzato Buscè nel suo percorso con i rossoblù calabresi: ad inizio stagione a Piero Ciotti, di professione terzino sinistro, ha detto: «Tu da oggi giochi esterno offensivo». Risultato? Ciotti ha segnato 11 reti tanto da guadagnarsi la stima del solito Trapani, che, ora che è salito in Serie C, ha fatto una proposta importante per avere con sè l’esterno. Insomma tanto per far capire che Buscè non ci mette molto a far indossare panni diversi a un proprio giocatore se si rende conto che il cambiamento porterà benefici. Questo si chiama intuito.

Quasi tutti in gol

Infine una curiosità: Buscè predilige l’attaccante centrale mobile, non il totem, per rendere la squadra meno prevedibile e perché nella sua idea di gioco è importante che tutti vadano a segno. La sua Vibonese l’anno scorso ha portato in gol ben 18 giocatori su 30. Buscè non trascura però la fase difensiva: l’anno scorso nelle prime 12 gare la porta della Vibonese è rimasta inviolata 8 volte.

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