Rimini, dopo il trionfo in Coppa solo tanta confusione VIDEO

La nomina di Filippo D’Alesio ad allenatore della prima squadra del Rimini è solo l’ultima tappa di una serie di segnali di debolezza, se non confusione, da parte della società.
Presenze-assenze
Il problema evidentemente non è D’Alesio che ha tutte le carte in regola per diventare un allenatore di assoluto rilievo (primo al Corso federale di Coverciano svoltosi ad inizio anno) e ha fatto benissimo ad accettare. Il problema è la linea tecnica e gestionale, se c’è, della società, che dalla vittoria in Coppa Italia in avanti non ne ha azzeccata più una. Prima l’inopinata uscita di scena nei play-off, in larga parte addebitabile alle scelte di Antonio Buscè nella partita di ritorno, poi la gragnuola di colpi portata a Giuseppe Geria, senza la minima difesa, quando il direttore generale aveva semplicemente detto in un’intervista che dalla città non era arrivato nulla al Club. Da quelle parole di Geria ci si sarebbe aspettato un sussulto delle coscienze (sportive) con un dato clamoroso su tutti: 88.000 euro raccolti in pubblicità, quasi tutti in cambio merce, quando nella vicina Cesena si raccolgono due milioni e mezzo. Invece di una sana riflessione interna, la risposta a Geria è stata uno striscione di contestazione fuori dallo stadio. E lo stesso direttore generale ha salutato, facendo armi e bagagli nella giornata di ieri. Una parola ufficiale della società di sostegno? Non pervenuta.
Sacchi o Selighini?
Andiamo avanti con i segnali di debolezza: l’iscrizione al campionato avvenuta due ore e 10 minuti prima della scadenza e la settimana di passione successiva in attesa del verdetto Covisoc. Poi l’infinita gestazione per l’allenatore, mentre figure tecniche di supporto se ne andavano (il preparatore Federico Agliardi al Cesena), settimane di incontri, riunioni e poi alla fine Filippo D’Alesio allenatore della prima squadra. Al quale facciamo i migliori auguri di un buon lavoro a Rimini. Il che però non ci esime dal commentare. Rimini è diventata una piazza famosa per aver lanciato un giovane, Arrigo Sacchi, che però l’anno prima aveva vinto lo scudetto Primavera. Non è questo il caso. Questo caso assomiglia invece di più ad un’altra soluzione “interna”, quella che portò Elvio Selighini al posto di Leonardo Acori nel 2008, anche quella scelta coraggiosa ed inedita, ma dagli esiti non proprio fortunati.
Il tutor Di Battista
La nomina di Filippo D’Alesio, come tutte le scelte fuori dagli schemi porta con sé elementi positivi ed altri negativi. Quelli positivi sono legati al fatto che il tecnico pescarese è in società da tre anni, conosce benissimo l’ambiente, è serio e molto preparato, partirà naturalmente con un quid di passione, voglia e freschezza che altri si sognano, del resto è la chance della sua vita e non se la farà scappare tanto facilmente. In più avrà un tutor importante come il direttore sportivo Antonio Di Battista, che appare come il regista dell’operazione, che se vogliamo è diventato l’unico “supervisor tecnico” dopo l’addio di Geria. Di Battista ha il merito di essere intervenuto già diverse volte e con successo nelle questioni tecniche di questi anni, dando un supporto concreto ai vari allenatori. I lati negativi sono la mancanza totale di esperienza di D’Alesio tra i professionisti, un vero e proprio salto nel vuoto, ed un’autonomia per forza limitata dalle modalità della scelta. In più il nuovo tecnico e chi l’ha scelto non avranno tante chance di appello, alla prima serie di risultati negativi scatterà la contestazione di una piazza già abbastanza depressa. Perché forse Rimini è il posto meno adatto per fare degli esperimenti.
Il campo come giudice
Come sempre accade in queste vicende la palla passa alla Cassazione del calcio, che è il campo. Solo quello deciderà sulla bontà delle scelte. Certo che ora la società dovrà costruire una squadra all’altezza attorno a D’Alesio, e poi difenderlo ad oltranza, altrimenti sarebbe un’altra dimostrazione di debolezza, l’ennesima.