Proseguono a ritmi serrati le trattative per il passaggio di quote societarie in casa Rimini dove ora la parola d’ordine è vendere. In prima fila ci sarebbe sempre la società rappresentata da Stefano Giammarioli, che ha come core business settori legati alla qualità della vita, benessere e turismo. Trattativa comunque complessa, perché il debito del Rimini, compresa l’attuale gestione fino al 30 giugno 2026, ammonta a 4 milioni e mezzo, forse anche qualcosa di più. Il grosso appartiene alla precedente gestione e in particolare c’è una somma di quasi un milione relativa ai crediti di procuratori e anche in parte ai dirigenti dell’area tecnica della passata gestione (Angelo Sanapo, Antonio Di Battista e Fabio De Vita). Di questo debito complessivo solo una piccola parte, circa 800.000 euro, si può ristrutturare, cioè si può ridurre dopo una trattativa con i creditori, il resto va pagato, anche se magari in termini dilazionati.
Quello che sta scoraggiando i compratori è soprattutto l’impossibilità di prevedere ulteriori richieste di pagamento. Insomma, si teme quello che nel gergo calcistico si chiama “pozzo nero”, una voragine di debiti non ben definiti ed imprevedibili. Comunque sui tempi delle trattative decide in ultima analisi il legale rappresentante della società, Antonio Buscemi.
Da quello che si percepisce c’è un termine di una settimana, dieci giorni al massimo, oltre al quale se la vendita non avrà luogo le alternative sono solo due: innesto di forte liquidità da parte della Building per continuare la stagione, oppure libri in tribunale.