Sette giorni. Tanti ne sono trascorsi da venerdì 28 novembre quando, con il freddo e asettico Comunicato ufficiale 104/A, la Figc ha sentenziato la morte del Rimini Fc. Una settimana in cui rabbia, delusione e amarezza l’hanno fatta da padrona. Per quello che si poteva fare e non si è fatto. Con un’altra figuraccia fatta dall’italico pallone (Figc e Lega Pro su tutti) dopo i guai avuti lo scorso anno da Turris e Taranto a cui seguirono le parole «vicende del genere non accadranno più». E invece...
Nonostante il Rimini Fc sia già sepolto, almeno nella sua parte sportiva, a tenere banco sono ancora le famose quote messe sotto sequestro dal Tribunale di Milano, su richiesta dei legali di Alfredo Rota, il quale iniziò a sentire “puzza di bruciato” nei giorni in cui la Ds Sport di Stefania Di Salvo trattava la cessione del club alla Building Company Italia di Giusy Anna Scarcella. Quote che all’inizio della vicenda avevano un valore stimato di 175mila euro e che, con il passare del tempo, e visto il lavoro svolto dal custode giudiziario Bartalini e dal legale rappresentante Buscemi, sono salite a 217mila euro (interessi inclusi). Soldi che la Scarcella fin dal suo arrivo ha sempre detto di voler pagare ma, come la storia ha insegnato, non ha mai saldato. Cosa che invece ha fatto il gruppo di Nicola Di Matteo che dopo aver firmato il contratto preliminare con la Building, ha fatto pervenire ad Alfredo Rota due bonifici per un valore totale di 217mila euro. Quando tutti erano certi che il Tribunale di Milano avrebbe dissequestrato le quote, il colpo di scena: le quote sono ancora bloccate. Perché? Forse se ne saprà di più giovedì 15 quando al Tribunale di Rimini andrà in scena la prima udienza per istanza di fallimento.
Nel frattempo un altro ex biancorosso sta per firmare: Tomas Lepri ha tre proposte sul tavolo ed è probabile che decida di firmare fino al 2028 con l’Ascoli, che nelle ultime ore sembra aver superato il Pescara e la Reggiana.
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