La penosa estate del Rimini con l’incubo dell’estromissione

Imbarazzante (la situazione) e sconcertanti (gli attori in campo). Quando credevi di averle viste tutte nel “fantastico” mondo del calcio, ecco che arriva l’estate più difficile nella storia del Rimini. Una storia fatta sì di cadute, anche piuttosto rovinose, ma mai penosa come quella che si sta vivendo. Con due uniche vittime: i tifosi, che ogni giorno, anzi, ogni ora, sono costretti a leggere tutto e il contrario di tutto, e i giocatori, abbandonati a se stessi nel ritiro di Riolo Terme dove non sanno che cosa riserverà loro il futuro.
Domani il giorno della verità
Una sola cosa al momento è certa, ed è anche quella che spaventa di più il già rassegnato popolo biancorosso: se entro domani, primo agosto, la proprietà (o chi per essa) non salderà i contributi rimanenti di maggio, gli stipendi di giugno e i relativi contributi, più i premi pattuiti con i giocatori per i risultati raggiunti nella stagione scorsa, qualcosa come 850.000 euro, il Rimini sarà estromesso dal prossimo campionato. O almeno così ha fatto capire il presidente della Figc, Gravina, dopo l’ultimo consiglio federale. Una decisione che, nell’eventualità, rappresenterebbe una novità assoluta per il calcio italiano.
Rischio penalizzazione
Accanto a questo, che al momento resta il problema dei problemi, ce n’è un altro che ha in comune sempre la scadenza del primo agosto. Ogni società deve presentare un elenco di figure obbligatorie all’interno del proprio organigramma. Al momento sono sette quelle scoperte, vale a dire le figure del responsabile del settore giovanile (che può essere ricoperta anche da un allenatore con Uefa B), del responsabile sanitario, dell’operatore sanitario (il fisioterapista), dell’allenatore della Primavera (Denis Biavati è in attesa di comunicazioni), il delegato e il vice delegato alla gestione evento (Slo) e il rappresentante della società che gestisce gli steward. Se non dovessero essere comunicate entro domani, il Rimini verrebbe penalizzato di un ulteriore punto che andrebbe a sommarsi a quelli che dovrebbero essergli attribuiti (si oscilla tra i 2 e i 4).
Le quote sequestrate
Senza dimenticare l’altro aspetto spinoso venuto a galla solo una decina di giorni fa: ossia i 175.000 euro posti sotto sequestro cautelativo legati alla cessione della società dal vecchio proprietario, Alfredo Rota, al nuovo, Stefania Di Salvo. Un sequestro che gioca un ruolo fondamentale nella cessione del Rimini perché nessuna società può essere venduta se c’è una quota “bloccata” da un Tribunale, nella fattispecie quello di Milano.
Nessun preliminare
Intanto, sul tavolo delle trattative, accade tutto e il contrario di tutto. Tanto che se la situazione non fosse così drammatica, sportivamente parlando naturalmente, varrebbe da dire: “Benvenuti su Scherzi a Parte”. Perché dopo quello che tutti credevano fosse stato il benservito alla Building Company Italia, anche per la dura presa di posizione della Curva Est e dei giocatori biancorossi, con tanto di contratto preliminare firmato con il fondo australiano appartenente a Jason Bennett, annunciato proprio dagli uomini dell’imprenditore d’oltreoceano, ieri è arrivata la secca smentita della presidente Di Salvo. “In merito alla notizia apparsa su alcuni organi di stampa, relativa a una presunta firma di un preliminare di acquisto del Rimini Football Club da parte del signor Jason Bennett - si legge nella nota inviata alla stampa - la società ritiene doveroso intervenire con chiarezza e senso di responsabilità. La notizia è completamente priva di fondamento. Ad oggi non esiste alcun accordo preliminare, nessuna firma né alcuna intesa, formale o informale, con il signor Bennett”.
Non solo, la presidente mette nero su bianco che l’unico interlocutore in questo momento è proprio la Building Company. “Ho scelto di ascoltare con attenzione e fiducia la dottoressa Giusy Anna Scarcella (amministratrice unica dell’azienda di Carate Brianza che produce impianti di energia rinnovabile, ndr), una donna che mi ha colpita non solo per la sua visione imprenditoriale, ma per la forza con cui ha saputo costruire, da madre e da professionista, percorsi solidi e autentici. A lei mi lega una stima sincera, profonda, che va oltre i ruoli e parla di valori condivisi. L’interesse nei confronti del Rimini Fc è ampio e autentico: diversi soggetti hanno chiesto di poter presentare le proprie proposte. La società ha adottato criteri di valutazione rigorosi, basati su solidità economica, reputazione trasparente e totale assenza di elementi critici di natura legale. Tra le proposte ricevute, la più solida e coerente con i valori del Club è risultata quella avanzata dalla Building Company”.
Parole che farebbero intendere, ma l’uso del condizionale è quantomai d’obbligo, che sia proprio l’azienda lombarda quella scelta dalla proprietà per la cessione del Rimini. Ma ieri in tarda serata la situazione era ancora in fase di stallo: si tratta solo di un bluff per fare aumentare l’offerta australiana? L’unica cosa che conta è che la firma arrivi, perché non c’è più tempo da perdere. Ricordiamo che, nell’ eventualità, l’allenatore della Building Company sarebbe Francesco Baldini che avrebbe come secondo Luciano Mularoni. Rimane l’imbarazzo per come sono state portate avanti trattative che di solito godono sempre di grande riservatezza. Qui, invece, le varie parti, hanno fatto a gara per chi parlava di più.
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