Era stata presentata come l’udienza che avrebbe dovuto consegnare ufficialmente il Rimini nelle mani di Nicola Di Matteo, invece è diventata l’udienza del mistero quella andata in scena ieri mattina al Tribunale di Milano. Un mistero incomprensibile data la situazione drammatica della società biancorossa. La certezza è che l’udienza c’è stata e in tribunale erano presenti gli avvocati della Vr di Alfredo Rota e quelli della Building company di Giusy Anna Scarcella (non quelli della Ds Benefit di Stefania Di Salvo). Dai sussurri arrivati da ambienti milanesi, il giudice si sarebbe chiuso in camera di consiglio prima di deliberare e ciò potrebbe significare che questa sentenza vale molto più di quanto si potesse immaginare.
Ad attendere ci sono tutti, dalle parti in causa, alla gente di Rimini al gruppo Di Matteo. Una volta pagata la sorte di 220.000 euro dallo stesso Di Matteo alla Vr di Rota, credito vantato dall’ex presidente nei confronti del Rimini Fc, che aveva portato al sequestro delle quote sociali, pareva che la strada fosse ormai in discesa e che nell’udienza di ieri dovessero essere liquidate solo le spese per il custode giudiziario e il legale rappresentante. Però sull’esito dell’udienza c’è nebbia fitta.
Quella di ieri non era però una giornata qualunque già in partenza perché dopo una decina di giorni in stand-by, Di Matteo ormai è al limite della sopportazione, si è stancato (per usare un eufemismo) di una situazione paludosa che non sta portando a nulla. L’imprenditore di Galliera attraverso i propri legali ha chiesto invano informazioni sull’udienza e ora fa un ragionamento semplice: finora ha messo 220.000 euro per pagare il credito di Rota e 25.000 euro per garantire le spese vive per i match contro Ascoli e Carpi. Se non dovesse arrivare una risposta convincente sull’impasse che sta vivendo il passaggio di mano della società, allora mollerà tutto, non metterà più un euro e chiederà indietro tutte le somme versate, minacciando azioni legali. Il risultato è che sarebbe a forte rischio il match in programma domenica allo stadio Neri contro la Torres per il quale serve un’ulteriore iniezione di liquidità nelle casse della società per garantire i servizi legati alla sicurezza, al settore sanitario e alla logistica.
Ormai c’è forte irritazione nello staff di Di Matteo che non ha accesso agli uffici del Rimini ed è costretto a lavorare in albergo. Si pensava fosse una situazione transitoria, di uno o due giorni, invece la vicenda ha preso una piega non più sostenibile per i nuovi acquirenti. Non è quindi escluso che Di Matteo se ne vada, aprendo un altro contenzioso. E poi cosa succederebbe? Le ipotesi sono due: un nuovo compratore finora rimasto in disparte, soluzione piuttosto improbabile, oppure il fallimento.
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