Dopo Rimini-Vis Pesaro, il responsabile della sicurezza denuncia: “Atti di vandalismo, gli ultras sono tornati ad essere padroni degli stadi”

Rimini Calcio
  • 15 maggio 2025

Gli ultras sono tornati a essere padroni degli stadi, questa gestione raffazzonata mette in pericolo non solo i miei uomini, ma anche gli spettatori perbene”. Sono parole dure quelle di Massimo Affronte, co-responsabile della sicurezza (VICE-DGE) negli stadi Romeo Neri di Rimini e Dino Manuzzi di Cesena. Ieri sera, durante e dopo la sfida con la Vis Pesaro non sono mancati i momenti di tensione, fuori e dentro lo stadio. “Tifosi violenti lasciati liberi di provocare i tifosi avversari e atti di vandalismo, di entrambe le fazioni, hanno rischiato di far degenerare una situazione già a rischio”.

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Secondo Affronte la situazione sarebbe gradualmente peggiorata negli ultimi anni. “Dopo il caso Raciti del 2007 e il conseguente decreto, che con una serie di misure restrittive avevano parzialmente risolto la situazione, oggi l’attenzione si è parzialmente allentata. La polizia è uscita gradualmente dagli stadi e gli ultras sono tornati a fare la voce grossa. In una situazione ideale, come quella che sembrava essersi creata nei primi anni del decreto, il concetto di steward, che ha funzione di controllo e accoglienza, funziona benissimo. Però non possiamo sostituirci noi alle forze di polizia, non è nostro compito. Situazioni al limite come quelle di ieri necessitano l’intervento del reparto Celere”.

Secondo Affronte, insomma, il compito delle forze dell’ordine deve essere di supporto. Almeno in determinate occasioni. Ma non solo. “Dobbiamo snellire la burocrazia. La tolleranza zero deve portare a una velocizzazione del processo di Daspo. E poi lo stadio nuovo, che non è soltanto un vezzo. A Rimini serve una struttura adeguata, sul piano della capienza ma soprattutto della logistica. In più, lo dicono diversi studi, uno stadio fatiscente può trasmettere un senso di abbandono e tolleranza verso comportamenti devianti, rafforzando atteggiamenti aggressivi. La città non può più attendere”.

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