Un summit che fa parte della logica naturale di una situazione come questa. Ieri il rappresentante legale Antonio Buscemi ha sentito il gruppo Di Matteo e la proprietaria della Building, Giusy Anna Scarcella, ma lo stallo continua. Del resto finchè il gruppo Di Matteo non diventa ufficialmente proprietario del Rimini, la vecchia proprietà presieduta da Anna Giusy Scarcella non può considerarsi ancora fuori del tutto. C’è anche chi parla di un summit avvenuto tra Buscemi, il sindaco revisore Sauro Cancellieri e la stessa Building per fare il punto sulla situazione finanziaria del Rimini ma non ci sono conferme in tal senso.
Tutto questo mentre da una parte c’è il gruppo appunto Di Matteo che morde il freno, aspetta la famosa Pec dal Tribunale di Milano, ma non può operare come dovrebbe rimanendo chiuso in un albergo cittadino. E dall’altra parte c’è la burocrazia che sta impedendo che il cerchio si chiuda anche se secondo alcuni rumors il problema invece sarebbe da ricondurre al pagamento delle spese di custodia inerenti il sequestro conservativo concesso dal tribunale di Milano. E’ un mistero su chi dovrebbe provvedere a questo compito ma essendo una cifra normalissima, poche migliaia di euro, sembrerebbe da escludere che l’inghippo sia proprio questo a meno che non ci si metta di mezzo l’orgoglio.
Di Matteo e soci sicuramente non se ne stanno con le mani in mano, si stanno muovendo per far sì che arrivi il via libera anche se inizia a crescere un po’ di rabbia per la piega che sta prendendo la situazione. La fiducia comunque non manca, rabbia sì perché l’imprenditore edile campano si aspettava un’entrata nel Rimini più veloce, però contemporaneamente confida che entro questa settimana tutto si risolva positivamente anche perché ha pagato 220mila euro per saldare le quote di Rota. Un impegno economico non indifferente che dovrebbe impedire la soluzione più drastica, cioè non comprare più il Rimini che a questo punto sarebbe destinato al fallimento.
Insomma per ora lo stallo continua con il Rimini nella terra di nessuno che non fa bene a nessuno.