Simone Pasa, quali sono le sue prime impressioni da giocatore biancorosso?
«Senza dubbio positive, vedo già un bel gruppo, i confermati rappresentano una buona base per iniziare e adesso stiamo mettendo benzina nelle gambe. Sono curioso di conoscere presto la piazza e sono felice della squadra che si sta creando».
Lei aveva un altro anno di contratto con il Pordenone. Come è approdato a Rimini?
«Conoscevo già Maniero dall’anno scorso, a giugno mi ha contattato e tra le proposte questa è quella che mi ha dato le sensazioni migliori. Ho voglia di rimettermi in gioco».
Guardando il suo curriculum, considerando le sue 129 presenze in serie B, quattro in A con la maglia dell’Inter e due in Europa League, inevitabile dire che lei è uno dei pezzi da novanta di questo mercato...
«Ho disputato tante partite in B e sono pronto a dare una mano ai più giovani. Quando si gioca nel mio ruolo di play è importante essere un leader. A me piace tanto dialogare anche in campo ma devo dire che nello spogliatoio ho già visto tanti ragazzi con personalità, siamo ben attrezzati. Nel mio ruolo è essenziale collegare i reparti e dare ordine, mi piace toccare tanti palloni, giocare rasoterra e verticalizzare, poi ovvio bisogna anche sapersi adattare alla squadra e all’idea del tecnico».
A proposito, conosceva già Gaburro e che prima idea si è fatto?
«No, ancora non lo conoscevo ma sapevo che aveva vinto diversi campionati di serie D. Penso abbia il rapporto che serve con i calciatori, ho avvertito buone sensazioni. Onestamente negli ultimi anni ero più abituato al 4-3-1-2 ma non ci sono problemi con il 4-3-3, che comunque ho già sperimentato in passato».
All’occorrenza potrebbe giocare anche difensore centrale?
«Sono nato difensore, in alcuni momenti ho arretrato il baricentro anche a Pordenone e Cittadella, diciamo che in emergenza potrebbe essere un’opzione ma ci vuole un po’ di rodaggio. Attualmente l’alternativa più vicina al ruolo di play è la mezzala sinistra, in ogni caso la duttilità è una delle mie qualità».
Ha qualche rimpianto per non aver raggiunto livelli ancora più alti in carriera?
«Penso si possa sempre fare meglio, il rammarico più grande a livello personale penso sia la finale play-off per la serie A persa quando ero a Cittadella. Comunque ho trascorso belle annate in serie B e spero di disputare un campionato importante anche a Rimini».
Chi conosceva già dell’attuale gruppo biancorosso?
«Gabbianelli, con lui ho giocato nelle giovanili dell’Inter e poi a Prato. È maturato molto, mi è sempre piaciuto e sono curioso di vederlo all’opera. Poi Rossetti, che è stato con me a Pordenone, penso vada stimolato perché con le sue qualità potrà darci una grossa mano».
La sua è una famiglia di sportivi: suo padre Daniele ha giocato in serie A nell’Udinese di Zico e attualmente fa l’allenatore nel San Gaetano, invece la sorella Francesca gioca a basket nella Virtus in A1...
«Siamo cresciuti con una palla in mano o tra i piedi (risata, ndr). Assieme parliamo poco di sport, ma ci piace magari portare avanti qualche attività tipo il padel, quindi preferiamo i fatti. Mia sorella è più introversa, con mio padre mi confronto molto. Quando ero più piccolo me la prendevo per alcune critiche, ma adesso ho capito. In generale i giovani dovrebbero imparare a saper accettare i consigli perché aiutano a crescere».