Il cammino del Rimini in questo finale di stagione assomiglia molto a quello dei salmoni che devono risalire la corrente dei fiumi per riprodursi, oppure a quello delle anguille che tornano dal Mare dei Sargassi, dove depongono le uova, ai fiumi europei nuotando per un Oceano. A missione compiuta si rischia la morte per sfinimento. Paragoni ittici, ma ci sta, visto che siamo in riva al mare.
La data dello “sfratto”
Manca solo l’ufficialità ma il Rimini dovrà lasciare lo stadio Romeo Neri, comunque vadano gli eventuali play-off, il 10 maggio, a causa dei lavori di preparazione dello stadio in vista dei due concerti di Vasco Rossi in programma il 1° e il 2 giugno. Questo vuol dire che se il Rimini si qualificherà per i play-off e se supererà i due turni della fase a girone, in programma il 30 aprile e il 3 maggio in gara unica in trasferta (dove sarà obbligato a vincere), potrebbe disputare gli eventuali match della fase nazionale in campo neutro. Il primo turno sarebbe salvo, perché l’andata sarebbe in casa il 7 maggio e il ritorno l’11 maggio lontano dalla Romagna. Poi qui inizierebbero i problemi perché la squadra di Gaburro non avrebbe più il suo campo per gli allenamenti in vista dei quarti di finale del 16 maggio (andata in casa) e del 20 (ritorno in trasferta). L’andata dei quarti di finale si giocherebbe sicuramente lontano dal Neri, probabilmente all’Olimpico di San Marino, così come le sempre eventuali semifinali e finali, che sono in calendario dal 24 maggio all’11 giugno. Ma è meglio non pensarci proprio: sì, è meglio chiudere gli occhi e sperare.
Dipende cosa
Del resto di questi accadimenti possibili, anche se non probabili, nessuno ne parla. Chi per scaramanzia, chi perché è super concentrato sul presente, chi perché se ci pensa gli viene male. Gli stessi giocatori, alla prova di un’intervista, sono venuti a conoscenza di questa possibile coincidenza solo pochi giorni fa nell’incredulità generale. Radio spogliatoio dice: «Per tenerli calmi e concentrati» sulla conquista dei play-off che ancora non sono certi. Ma se ampliamo lo sguardo verso temi più ampi e generali, viene da chiedersi che tipo di cultura sportiva ci sia in questa città e perfino se ci sia una cultura sportiva. Una città che mantiene una rotta ferrea ed inossidabile, molto dinamica ed aggressiva, verso il business e l’economia, mentre su altri temi che coinvolgono l’anima riminese, i “pezzi di cuore” di Rimini, la sua identità anche sportiva, appare molto più fredda e distaccata. Certo è una cosa: il calcio a Rimini non sarà mai come a Cesena, ma se si vorrà almeno avvicinarlo a quello dei “cugini” tutti quanti dovrebbero usare più cautela ed attenzioni, perché se si vuole che un movimento diventi grande, solido ed ambizioso, i primi a spingerlo ed amarlo dovranno essere proprio i riminesi.