Non siamo ai livelli di psicodramma calcistici stile Arsenal, legato peraltro dai colori sociali, squadra capace di buttare via campionati già stravinti, ma la storia del Rimini nei play-off ha toccato picchi negativi difficilmente replicabili. Ci sono state pure tesine d’esame a riguardo, il “Guerin Sportivo” dedicò un paio di pagine a questo fenomeno. Perché i play-off per il Rimini sono come la kryptonite per Superman. Il Rimini ha giocato 29 partite e fatta eccezione per il 6/7 nel 2010-‘11 con D’Angelo, restano 3 sole vittorie, 10 pareggi e 9 sconfitte, con 2 soli play-off vinti e 9 persi e sempre escludendo i 15 gol di quell’anno in D, restano appena 10 i gol segnati.
Cinque su cinque
Il Rimini si approccia ai play-off nel 1997-‘98 e ne perderà cinque di fila, passando solo una volta lo scoglio delle semifinali. La super squadra di Melotti perde in modo “rivedibile” il duello con la Spal, arriva ai play-off con un carico di grandi aspettative, esce indenne dal Picco di La Spezia, ma in pieno recupero al Neri, con la finale a un passo, subisce a firma Chiappara, una delle beffe più clamorose. E quella resta l’unica vittoria nella storia degli spezzini a Rimini. L’anno dopo è il Sandonà a sbarrare la strada a Bonavita: 1-0 in terra veneta, gol di Soligo e vanno assalto al ritorno per uno 0-0 che significa eliminazione. Nel 2000 breve parentesi festosa. Il Rimini spezza un triplo tabù: primo gol nei play-off dopo 363 minuti (Brighi), prima vittoria (a Teramo) e prima qualificazione dopo il 3-0 del ritorno. Il resto è storia nota: finale ad Arezzo, segna Ortoli, vince la Vis. E comincia un teatrino a livello societario che si ripeterà tre anni: settimana di silenzio, disimpegno della Cocif, società in vendita, nessuno la compra, allora si va avanti, basta spese pazze, profilo basso. Il 2000-’01 è l’anno di Zecchini esonerato senza motivo e del gentiluomo Maselli. Lanciano e Chieti superano in volata il Rimini che ai play-off ritrova il Teramo. E vendetta sia: Myrtaj è incontenibile all’andata, non bastano le reti di Favi in garauno e Tarallo su rigore in garadue perché spunta il lungagnone De Amicis: 1-1, contestazione e sassi. Passano dodici mesi, il Teramo (e Zecchini) completano la rivincita vincendo il campionato. Al Rimini capitano gli amici della Samb, una semifinale da giocare senza Di Nicola azzoppato da Terlizzi in un inutile Teramo-Rimini di fine stagione. Bordacconi e Luconi, nel diluvio del Riviera delle Palme, firmano una grande rimonta. Ma un altro De Amicis, stavolta un ex, condanna il Rimini per il quinto anno di fila.
Leo rompe il tabù
Sotto la gestione Acori ne sono caduti parecchi di tabù, in ordine di tempo quello di fidelizzarsi come tecnico del Rimini sotto Bellavista (prima di lui 11 in 8 anni con 5 esoneri). Poi quello di vincere i play-off. Senza subire gol e senza segnare su azione. Mauro Melotti se la ricorda ancora quella semifinale: gol annullato al Grosseto al 92’ in Maremma all’andata, rigore evidente negato ai toscani nello 0-0 del ritorno, quando Di Nicola sbagliò un rigore, merce rara. A proposito di penalty, quello di Bordacconi al 16’ in terra umbra fu decisivo. Al ritorno il Rimini visse di rendita, non era poi così difficile e alle 18,27 del 15 giugno 2003 partì la grande festa. Anche super Leo però dovette fare i conti con la maledizione play-off. E che maledizione, perché dopo aver portato il Rimini alla post season da neopromosso, il destino mise di fronte il derby con il Cesena. I biancorossi riuscirono a reggere l’urto all’andata (Docente risponde a Bernacci), ma al ritorno Cavalli e Peccarisi portarono i bianconeri in finale e due settimane dopo in paradiso.
Gli altri due play-off tra i prof
Il secondo play-off di Melotti è targato 2009-’10, l’ultimo della Cocif che pochi giorni dopo non si iscrisse al campionato. Il mister fece un miracolo raggiungendo la semifinale, ma era troppo forte quel Verona che sbancò di misura il Neri (0-1) e poi si salvò al Bentegodi rischiando più volte il gol. Luca D’Angelo segue lo stesso percorso di Acori: vince il primo play-off (ne parliamo tra poco) e poi cade nel secondo. I biancorossi giocano la semifinale contro il Cuneo: inedito l’avversario, classico invece il copione, con pari a reti bianche al Neri e sconfitta in trasferta. Tutto in 4’: Cintoi segna il gol-qualificazione e Marco Brighi sbaglia dal dischetto.
La lotteria infinita
Se Acori era andato in C1 con un rigore di Bordacconi, il suo delfino Luca D’Angelo fa altrettanto nel 2010-’11, l’anno dei due Rimini in serie D. Costretti a guardare la targa al Santarcangelo, i biancorossi giocano un estenuante play-off di sette partite e 40 giorni: due sfide secche, 3-2 al Forlì al Neri (3-2, doppietta di Buonocunto e rigore di Olcese), colpaccio a Teramo ai supplementari 9 contro 9 (1-3, Valeriani, rigore di Olcese e Massaccesi), poi girone a tre con 1-1 a Pomigliano (ancora Buonocunto) e agevole 3-1 sul Saint Christophe (il solito Buonocunto, Valeriani e Baldazzi). Si arriva alla semifinale col Voghera: segnano i soliti noti (Olcese, Baldazzi, Valeriani e Buonocunto) nel 4-1 dell’andata che rende una passeggiata il ritorno (0-1, segna Valeriani). La finale nel bollente catino di Terni del 26 giugno trova come eroe inaspettato il portiere Scuffia che para due rigori alla Turris nella lotteria dal dischetto. L’inferno in D è durato solo un anno, ma non si sapeva cosa sarebbe arrivato dopo.
L’ultima volta
Dopo aver giocato svariati play-out, tutti a buon fine, tra C2 e C unica (l’unico play-out perso fu quello in B con l’Ancona), il Rimini si riaffaccia ai play-off 9 anni dopo l’ultima volta. Finisce male, come quasi sempre: 2-0 ad Agliana nella semifinale secca, anche Mastronicola cade nella rete.
Il play-off mancato
Undici giocati, questo sarà il 12°, uno mancato, probabilmente quello più atteso. Nell’anno della Juve in B, quel favoloso Rimini di Acori arrivò addirittura 5° ma non giocò i play-off perché la differenza punti tra la terza, il Genoa (che all’ultimo turno fece lo 0-0 farsa col Napoli) e la quarta, il Piacenza, fu superiore ai 9 punti.