C’è la prima certezza: questo Rimini è inferiore a quello di Troise

Tre gare di campionato e due di Coppa Italia sono ancora poche per poter istruire processi senza appello o, peggio, dare giudizi trancianti. Sicuramente, però, l’unico punto portato a casa in campionato tra Carpi, Virtus Entella e Pescara deve quantomeno aprire il campo ad una serie di riflessioni.
L’analisi
La prima è banale nella sua essenza. Le vittorie contro Arzignano e Lumezzane in Coppa avevano illuso tutti, un po’ come il precampionato internazionale del Milan che tra fine luglio e inizio agosto si era preso il lusso di battere Manchester City, Real Madrid e Barcellona per poi pareggiare con Torino e Lazio e perdere con il Parma. Tradotto, come dicono i saggi: il calcio d’agosto è traditore.
La seconda considerazione, che poi è la madre di tutte le considerazioni, è che questo è un gruppo quasi tutto nuovo, essendo cambiato l’allenatore ed essendo arrivati tantissimi giocatori (13 volti nuovi più i ritorni di Accursi e Lombardi). Come non ci vuole una laurea per capire che rispetto alla rosa della scorsa stagione quella attuale è un gradino sotto sia per quanto riguarda la qualità da mettere in campo che per l’esperienza.
Sostituire Pietrangeli e Gigli dietro, ma soprattutto Morra e Lamesta davanti non era, e non è, facile. Dire, però, che la società li ha venduti per far cassa è un errore. Per Morra è stata esercitata la clausola rescissoria che la società aveva inserito nel contratto un anno fa, Pietrangeli sarebbe potuto andare via a parametro zero invece aveva accettato di prolungare per poter far entrare qualche decina di migliaia di euro nelle casse del Rimini, a Gigli la società ha preferito Gorelli, mentre Lamesta ha puntato i piedi per andare via.
Volendo prendere in prestito un verso di una famosa canzone di Francesco De Gregori speriamo che «I ragazzi (che ci sono) si facciano», altrimenti all’orizzonte ci sarebbe un Mortirolo da scalare.
I rimedi
Antonio Buscè, uno che da giocatore ha messo insieme 567 presenze tra i professionisti (195 in serie A) e che da allenatore ha vinto due scudetti a livello giovanile, ha l’esperienza per capire la situazione che sta vivendo. Il tecnico di Gragnano va chiedendo «pazienza perché questa è una squadra nuova che ha bisogno di tempo». E sabato sera, dopo lo 0-1 con il Pescara, ha spiegato come «certe situazioni dovessero essere messe in preventivo a inizio campionato. Abbiamo dei giocatori che non sono ancora in forma e lo stiamo pagando».
L’ex centrocampista è sicuro che con il lavoro l’asticella si potrà alzare. Del resto, a Carpi per buona parte della partita, contro l’Entella nella prima mezz’ora e sabato nel primo tempo, il Rimini ha fatto vedere ottime cose. Intensità, compattezza e gioco che fanno capire che fare di più si può. Ma le partite durano 95’ e al momento il Rimini sta facendo tremendamente fatica ad andare in gol e sfiorisce quando compare la prima nuvola. «A fine partita - ha svelato Buscè - è venuto da me Foggia (diesse del Pescara, ndr) mio grande amico e mi ha detto “avessimo giocato noi i vostri primi 45 minuti sarebbe finita 3-0”. Il fatto è che noi fatichiamo a segnare: è delittuoso non aver segnato un gol dopo un primo tempo del genere, fa male vedere nei primi 20 minuti della ripresa due-tre ripartenze fatte per bene che però non hanno portato al tiro. Quando invece alla prima disattenzione prendi gol. Bisogna avere la forza, l’umiltà e la trasparenza di dirsi le cose. Noi abbiamo dei limiti: facciamo una fatica enorme a segnare e quando lasci 10 minuti agli avversari il gol lo prendi».
Ultima considerazione sui tifosi hanno ragione a storcere la bocca, ma questo è ancora il momento di stare tutti compatti e sostenere la squadra. Per eventuali processi c’è ancora tempo.
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