A Rimini non basta sventolare un foulard

Era il 4 luglio del 2010 quando Luca Benedettini, quattro giorni dopo la mancata iscrizione del Rimini alla serie C, chiuse definitivamente la storia della Cocif nel calcio cittadino. Sono passati esattamente 15 anni e potrebbe esserci un’altra chiusura di un capitolo.

Ora nessuno si sente minimamente di paragonare quel periodo di goduriose mangiate alla tavola della serie B a questi ultimi periodi di stenti e diete calcistiche, nè confondere chi ha retto il Rimini nelle gestioni Cocif e chi l’ha fatto negli ultimi due anni, perchè la differenza sostanziale è che nello sport e nel calcio in questo caso, per sentirsi realmente proprietari di una società, bisogna anche essere un po’ tifosi (Bellavista lo era, forse anche De Meis). E visto che i tifosi, quelli veri, sono imbestialiti per l’ennesima penalizzazione alla quale andrà incontro il Rimini, la domanda è chiara: ma il signor Stefano Petracca, la signora Stefania Palma Di Salvo e il loro gruppo dirigenziale cosa sono venuti a fare a Rimini?

Sono venuti a Rimini per fare affari e su questo non ci sono dubbi, visto che a livello puramente calcistico si ricordano due campionati senza acuti (nei tempi che furono dopo un paio di noni posti i giocatori venivano presi a sassate) e una Coppa Italia che fa bacheca ma è stata vinta soprattutto perchè le squadre forti della serie C la snobbano regolarmente.

Sono riusciti a prendere la Gaiofana perché non c’era nessun altro e la storia in quel posto si doveva chiudere. Hanno sempre faticato a pagare le fideiussioni che servono per liberare i soldi del Pnrr. Ora sembra che il progetto Gaiofana possa essere ridimensionato e fatto in più stralci. Erano recidivi da dicembre scorso con la prima penalizzazione, hanno difficoltà in Molise, nell’ospedale accreditato che gestiscono, che di riflesso si sono riversate anche in Romagna.

Il sindaco adesso ha parlato di “silenzi”, ma la storia del gruppo dirigenziale che ancora regge le sorti del Rimini, ha cominciato proprio con i silenzi. Quelli della signora Di Salvo, il giorno della presentazione al Teatro Galli. Un filo di voce per leggere un comunicato scritto da altri, al quale sono seguite, in questi due anni, interviste mai in viva voce, con le domande sempre richieste via mail, il che denota totale insicurezza e inadeguatezza a ricoprire questo ruolo dove non basta solo sventolare il foulard biancorosso.

Per evitare che il Rimini abbia ancora un futuro decente, sperando di essere ancora in tempo, è ora di tirarla fuori questa voce, non attraverso improvvisati portaborse, ma da parte di chi è ancora presidente. Ci sarà una conferma al timone del Rimini? Ma con quali obiettivi visto che ora nessuno si fiderà di loro a cominciare dagli addetti ai lavori, per proseguire con fornitori, ristoratori, affittacamere.

Una cessione della società? Nel caso sarebbe meglio darsi una mossa perché il mercato non aspetta chi sta a Campobasso, in Svizzera, in Liechtenstein, non si è ancora capito da dove sbucano.

Oppure se sarà vera fuga dalla porta di servizio e dalle responsabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui