Rimini, scende in campo la curva Est

Comunicato della curva Est dopo una settimana intensa in casa Rimini: «Così come nell’estate del 2024 e in quella del 2023, ci ritroviamo a dover nuovamente prender la parola per situazioni preoccupanti che riguardano il nostro Rimini. E se il buongiorno si vede dal mattino, questa non è sicuramente una buona consuetudine. Giovedì ma soprattutto venerdì scorso un tam tam ha percorso tutta la città: il Rimini non si è ancora iscritto al campionato. Così fino a venerdì sera, termine ultimo per farlo. E nel weekend tutti col fiato sospeso ad aspettare che arrivassero gli stipendi ai giocatori, coi pagamenti che erano da inviare entro venerdì. Insomma tutto viene fatto al fotofinish, senza il tempo per correggere eventuali errori, col rischio concreto di rimanere col cerino in mano.
Tutto ciò è stato accompagnato da un corollario di articoli inquietanti apparsi sulla stampa (anche nazionale) e dal silenzio ancor più inquietante della società.
Un silenzio assordante parso come un’assenza ed una forma di disinteresse generalizzato, cosa a cui assistiamo anche a proposito delle ambizioni future e dello stadio. Dai punti di penalità dello scorso campionato all’iscrizione all’ultimo secondo, si denota una grave mancanza di professionalità ed attenzione, che ci sembra scarso amore e dedizione verso la causa. Non c’era bisogno di scomodare Sigismondo e Isotta se poi le questioni che riguardano la Rimini Calcio sono sempre le ultime che arrivano sulla scrivania, come fosse un’attività di quart’ordine.
Dunque ci chiediamo: al di là dei proclami fatti, quali reali progetti e ambizioni potete avere se questo pressapochismo disimpegnato è la cifra del vostro modo di fare? Non ci viene in mente nulla di buono con un tale atteggiamento, ma saremmo ben felici di essere smentiti.
Come Curva abbiamo sempre messo davanti a tutto non tanto i risultati né i sogni di gloria o interessi di altro tipo, bensì rispetto, chiarezza e serietà. Questi fattori dovrebbero essere la base minima per guidare la società di calcio della nostra città, e se ci troviamo a doverlo affermare significa che non li stiamo riscontrando.
Ciò detto, ci ricordiamo delle parole spese riguardo ai progetti per portare il Rimini in alto, tra i quali citiamo:
- La “sostenibilità” ripetuta come un mantra;
- La cittadella dello sport;
- Lo stadio nuovo;
- Il cambio logo per attrarre investitori e “clienti”.
SOSTENIBILITÀ?
Questo è stato fin dall’inizio il vostro cavallo di battaglia ma, conti alla mano, proviamo a tirare alcune somme.
Con il settimo monte ingaggi del girone (con in cima tre squadre che erano retrocesse dalla B che fanno storia a sé, altre due che sono andate in B), abbiamo terminato in nona posizione. Delle 8 squadre arrivate davanti a noi in classifica 4 di queste hanno speso molto, molto meno del Rimini. Pineto, Pesaro, Pianese, Torres hanno fatto molto meglio di noi spendendo circa la metà o ancora meno. Il Pontedera con quasi gli stessi punti nostri, ha speso meno di un quarto, stessa cosa la Giana Erminio finalista di Coppa, eliminata poi ai play off solo dalla Ternana finalista. Questi numeri parlano molto chiaro.
https://www.gazzetta.it/.../serie-c-la-classifica-dei....
Evidentemente dirigenti capaci e che praticano la sostenibilità economica sono altrove.
I dirigenti del Rimini, nonché soci ma solo simbolici (posizione di comodo?), oltre ad essere inadeguati rispetto all’obbiettivo della sostenibilità, come dimostrano gli scarsi risultati rispetto alle cifre spese, si lasciano anche andare a commenti ingenerosi verso la piazza, commenti fuori luogo come il ruolo che ricoprono.
Facciamo altri due esempi di conti che non tornano.
Lo stadio: una società ambiziosa proverebbe a non farsi sfuggire un’occasione del genere, facendolo diventare un’impellenza cittadina inderogabile e puntando al salto di categoria.
La guida tecnica: cambiare tre allenatori (4?) in due anni non dà esattamente l’idea di progetto, un fare e disfare piuttosto che costruire.
Eppure dopo due anni di stabilizzazione e una Coppa vinta, che però non deve nascondere un decimo e un nono posto in campionato, il terzo anno potrebbe essere quello della competitività. C’è questa volontà o si vuole galleggiare alla deriva fino al prossimo scoglio?
La questione a questo punto diventa impellente e la soluzione non rinviabile, ancora di più con l’introduzione del cosiddetto salary cap.
È necessario dotare la società di dirigenti competenti e non improvvisati, con a cuore questa città, la sua squadra e la sua tifoseria.
La nostra tifoseria, che chiamiamo ad essere vigile e partecipe affinché le cose possano cambiare in meglio.
Non si può minimizzare o fare orecchie da mercante, i problemi emersi vanno subito risolti, prima che sia troppo tardi e il prezzo da pagare per gli errori commessi diventi più salato per tutti.
Non c’è più tempo da perdere.