Il suo Ravenna è primo in classifica e questo è l’omaggio più bello che potesse arrivare dal mondo dello sport a Giorgio Bartolini, che oggi ha avuto l’ultimo saluto alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Una cerimonia per pochi intimi, tra i quali un altro ex presidente come Gianni Fabbri.
Scomparso all’età di 89 anni, Bartolini del Ravenna è stato tutto, davvero tutto: calciatore, allenatore, dirigente, presidente. La sua storia comincia a Parma dove era nato e inizia giovanissimo a giocare. La Juventus lo nota presto e lo porta in Serie A: debutta a 19 anni, gioca 17 partite in due stagioni, poi un infortunio grave lo ferma quasi due anni. Quando torna il destino lo spinge in serie C, prima a Livorno e poi a Ravenna, estate 1959. Qui trova la sua casa. Otto stagioni in maglia giallorossa, 224 partite giocate e 37 reti. Nasce mezza punta avanzata, diventa regista, finisce libero della squadra. È lui a realizzare il primo gol ufficiale al Benelli il 25 settembre 1966 trasformando un rigore contro la Carrarese. Bartolini non dimentica gli studi e chiusa la carriera si afferma come libero professionista. Ma il richiamo del Ravenna e del calcio è sempre fortissimo. Nel 1970 e nel 1971 siede in panchina nel girone di ritorno per condurre i giallorossi alla salvezza. Impresa riuscita brillantemente il primo anno e non invece il secondo. Dalle salvezze ai salvataggi, Bartolini ha sempre un ruolo di primo piano quando il calcio ravennate rischia di scomparire. Nel 1985, nel 2001, nel 2012. Un supporto professionale e sportivo sempre fondamentale per arrivare alla soluzione. Nel 2012 diventa anche presidente della nuova società che fa capo ad Alessandro Brunelli.