Casadei: "Realizzare un gol nel Cesena vale più dei 9 segnati nel Romagna Centro"

CESENA. «Mister, purtroppo non posso venire. Devo aiutare i miei genitori al chiosco delle piadine». Settembre 2017: Ettore Casadei risponde più o meno così a Nicola Campedelli, allenatore del Romagna Centro, che all’alba del campionato decide di saggiare le qualità del suo esercito di baby con due settimane di allenamenti supplementari a Martorano. Tra i convocati c’è questo interessantissimo centravanti della Juniores, che non ha ancora deciso cosa fare da grande: «La mia famiglia ha un chiosco a Milano Marittima e d’estate, quando posso, aiuto mio padre soprattutto nelle commissioni. Quando il mister mi chiamò scelsi di non andare perché credevo che quella non potesse essere la mia strada. E invece...».

Invece, a distanza di 14 mesi, ha già festeggiato il suo decimo gol in serie D, il più spettacolare e soprattutto il più atteso...

«I 9 gol al debutto con il Romagna Centro sono stati importanti, ci mancherebbe. Ma segnare con la maglia del Cesena, davanti a 650 tifosi, è un’altra cosa».

Casadei, è vero che lei un anno fa ha cominciato a giocare in prima squadra quasi per caso?

«Diciamo di sì. La mia intenzione era quella di rimanere nella Juniores, poi è arrivata la convocazione in prima squadra a novembre e ho provato quasi per caso, visto che Cecconi si fece male e Braccini venne messo fuori. Alla quarta presenza mi sono sbloccato contro la Pianese, la domenica dopo ho fatto il bis contro il Sasso Marconi e nel girone di ritorno non sono più uscito, chiudendo con 9 gol».

Cosa le ha insegnato la prima stagione da senior in prima squadra?

«Al Romagna Centro eravamo tutti giovani e non c’erano grandi differenze tra di noi. Però, grazie a Campedelli, ho cominciato a crederci e oggi sono qua».

Come ha vissuto l’ultima estate?

«Al mio procuratore Rea sono arrivate un paio di proposte dalla C e una dal Matelica, ma sinceramente non mi sentivo ancora pronto. Poi il Cesena è fallito ed è cambiato tutto. In quel momento ho capito che stava passando il treno giusto e che sarebbe stata un’occasione unica».

Per ora ha giocato poco, però.

«Beh, anche un anno fa ho cominciato piano, poi ho giocato tanto. Davanti ho tre maestri, ma io voglio mettere in difficoltà l’allenatore e giocare il più possibile».

Cosa le insegnano Ricciardo, Tortori e Alessandro?

«Quando sono arrivati, ho capito che avrei dovuto alzare le antenne e aprire le orecchie. Non avevo mai giocato con giocatori così forti. Sono sincero: negli ultimi giorni di mercato ho anche pensato di andare via, poi Rea mi ha convinto e ho scelto di restare. Penso proprio di aver fatto la scelta giusta e il gol di Jesi mi ha ripagato».

Quanto pesa la maglia del Cesena a 19 anni?

«Non pesa, è semplicemente un onore. Qualsiasi ragazzino romagnolo, quando è piccolo, sogna di indossare quella maglia, perchè i giocatori più forti che ce l’hanno fatta sono usciti tutti dal Cesena. E poi, fino alla scorsa estate, quella maglia la indossava anche mio fratello Cesare».

Che oggi gioca nell’Inter.

«Sì, è un 2003 e sta a Milano da quest’estate. Ci vediamo una volta al mese, ma domenica era a Cesena e ha visto il mio gol in tv. Lui è molto più forte di me».

Torniamo per un attimo a Jesi. Lei a caldo ha parlato di fortuna, a proposito del gol realizzato. Conferma anche a freddo?

«Oddio, rivedendolo devo dire che è stato proprio un bel gol. Dal vivo non sembrava così bello, invece assomigliava proprio a quelli realizzati da Weah e Gervinho. Però adesso ne voglio fare uno ancora più spettacolare».

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