«Il Cesena in D è obbligato a vincere ma per riuscirci deve avere fame»

CESENA. Alfio Pelliccioni, il campionato del Cesena comincia ad Avezzano. E’ soddisfatto del calendario?

«Cominciamo contro una delle squadre più forti, quindi la partenza è in salita. Anche l’Avezzano, come noi, è uscito con le ossa rotte dalla Coppa Italia (0-3 contro la Vastese, ndr) e vorrà riscattarsi. Però sinceramente del calendario mi interessa poco, anche perché molte squadre ancora non le conosciamo. Dispiace solo che molto probabilmente saremo costretti a giocare due gare interne (contro Olympia Agnonese e Sammaurese, ndr) lontano dal Manuzzi».

In totale ci saranno ben 7 turni infrasettimanali. Quanto peseranno nell’economia della stagione?

«Molto. L’ideale sarebbe giocarli tutti di sera, ma non credo che le squadre, ad eccezione delle romagnole (Forlì e Savignanese, ndr), accetteranno lo spostamento di orario».

Dal campionato che sta per cominciare alla Coppa Italia che è già finita. Quali erano le sue sensazioni domenica in tribuna?

«Non mi sarei mai aspettato un debutto così. Non mi riferisco al risultato, che era l’ultimo dei miei problemi e che ci interessava poco, ma al comportamento della squadra. Abbiamo sbagliato completamente l’atteggiamento, nei primi 10-15 minuti del primo tempo e nella ripresa. Non ho visto il Cesena che avevo ammirato in pre-campionato. Senza fame e cattiveria, possiamo essere anche i più forti ma non basta».

Cosa le ha dato maggiormente fastidio?

«Una squadra così matura ed esperta avrebbe dovuto adeguarsi subito all’avversario e alla categoria. Ribadisco: non basta essere belli e forti. Soprattutto in D, bisogna essere per prima cosa affamati. Il risultato, invece, non mi spaventa: l’anno scorso a Monopoli ho preso 4 gol contro il Bisceglie, poi abbiamo vinto 6 partite consecutive in campionato».

E’ stato solo un flop mentale o anche fisico?

«Solo mentale. Fisicamente non ho visto una squadra in difficoltà, anche se siamo più indietro degli altri. Abbiamo lavorato molto bene in questa settimane e sul campo non siamo quasi mai andato in affanno».

Le aspettative sono tante e il debutto era per certi versi storico. Può esserci stata un po’ di “ansia da prestazione”?

«Quella ci sarà sempre e ci dovrà essere sempre, perché il Cesena in D ha un solo obiettivo: vincere. Deve essere uno stimolo e un motivo di orgoglio, non un freno».

Dall’alto della sua esperienza, qual è il primo aspetto su cui lavorare in vista del campionato?

«Dobbiamo metterci l’elmetto e combattere. In D possiamo essere protagonisti solo se ci caliamo perfettamente nella realtà».

Dal punto di vista tattico, invece, la squadra messa in campo da Angelini l’ha convinta?

«Avevo preferito la formazione vista contro il Mantova, con Biondini in mediana e Zammarchi esterno. Ma Zammarchi non stava bene e le scelte erano abbastanza obbligate. Contro il Mantova mi era piaciuto molto l’atteggiamento di tutta la squadra: d’altronde, contro un avversario ambizioso e di nome, è sempre più facile fare bella figura».

In chiave campionato è preoccupato?

«No, assolutamente. Io non vedo l’ora di cominciare. Il girone per me è tosto. Anzi, direi molto difficile perché più scendi l’Italia e più trovi squadre agonisticamente preparate e brave ad esaltarsi nella battaglia».

Questo Cesena, secondo lei, è capace di vincere le partite brutte giocando peggio dell’avversario?

«Dobbiamo essere capaci, dobbiamo avere la forza di vincere sgomitando e giocando male. Perché le partite, più scendi di categoria, non si vincono solo se sei bello, ma si vincono quando hai la testa giusta. Poi, ci mancherebbe, magari capiterà anche di tirare 50 volte e di perdere 1-0».

Come ha visto i tre attaccanti?

«In confusione. Ma io faccio un discorso globale della squadra: non è una questione di reparti e di età».

Angelini?

«La partita era stata preparata benissimo. Lui conosce anche meglio di tutti noi la serie D ed è stato il primo ad insistere sul tasto dell’atteggiamento e del furore agonistico».

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